Quell’urlo nel silenzio. «Situazione oltre il limite»

Il direttore del carcere di Busto Arsizio, Orazio Sorrentini, e la piaga del sovraffollamento«Abbiamo ampliato, ma a fronte di 300 posti ospitiamo 420 detenuti». Sul giornale in edicola oggi due pagine speciali

È come un fiume carsico il problema delle carceri italiane: compare e scompare. Basta qualche fatto di cronaca per riportarlo alla luce, ovvero all’attenzione dei media e dell’opinione pubblica, giusto il tempo di qualche settimana, per poi tornare a scorrere sotto le grotte dell’oblio o dell’indifferenza. È solo di qualche mese l’evasione di Johnny lo Zingaro, approfittando del permesso-premio per svolgere lavori all’esterno del carcere, con il conseguente strascico di polemiche sulle misure alternative di recupero.

Com’è lo stato di salute del carcere di Busto Arsizio, la casa circondariale di via per Cassano? All’interrogativo risponde il direttore, il dottor , da sei anni responsabile dell’istituto di pena: «Diciamo che la situazione è abbastanza seria, al limite del grave».

I numeri

E snocciola due cifre che illuminano sulla estrema serietà del problema, dirigendo «una struttura per 300 unità, ma al momento ne contiene 420».

Nonostante i lavori di ampliamento, conferma Sorrentini, siano stati ultimati, è soprattutto un motivo giuridico che ha fatto aumentare la popolazione carceraria. Non sta dunque nel numero crescente di chi delinque, ma «nella cessazione alla fine del 2016 degli effetti del decreto svuota carceri del 2013 che prevedeva uno sconto di pena di cinque mesi l’anno. Da gennaio 2017 siamo tornati ai tre mesi e questo ha avuto l’effetto di innalzare il numero di detenuti. Per fornire un dato, basti dire che a fine 2016 complessivamente i detenuti erano circa 350/360».

La legge e la realtà

Busto è una casa circondariale che «dovrebbe avere solo detenuti in attesa del giudizio definitivo della Cassazione e, nello specifico, le detenzioni sono per il reato di spaccio di droga: Malpensa è a due passi. Poi c’è chi ha commesso rapine, furti, qualche femminicidio, mentre sono diminuiti gli omicidi». Ma in via per Cassano vi sono anche «coloro che hanno avuto una sentenza definitiva , passata in giudicato e che dovrebbero far parte di una casa di reclusione. Sono 213 di cui 102 sono italiani e 111 stranieri». Ovvero il cinquantuno per cento del totale di chi vi abita.

Un sovraffollamento che si scontra con la legge Torreggiani che «prevede che per ciascun detenuto siano a disposizione tre metri quadrati all’interno della cella e questo comporta che vengano usufruite più ore diurne al di fuori della cella mentre, per quanto riguarda i detenuti in permesso, sono circa una ventina. E vorrei anche dire, a questo proposito, che per i mancati rientri, siamo nell’ordine dell’uno o del due per cento e mi riferisco alla situazione generale italiana. Numero fisiologici».

Secondini cercansi

Nonostante le difficoltà, tutto il personale del carcere di Busto Arsizio è impegnato nell’opera di assistenza e di recupero dei detenuti con il sostegno di educatori, psicologici e medici.

Ma anche su questo fronte non mancano le criticità a cominciare da «un ricambio dei poliziotti penitenziari – fa sapere Sorrentini – Non se ne trovano e non è un problema da poco. I giovani non ne vogliono sapere di questo lavoro pensando magari che comporta grandi rischi. Ne servirebbero di risorse per non fare sentire i detenuti abbandonati anche in funzione di quell’opera di recupero e di rieducazione fondamentale per impedire, una volta che il detenuto abbia scontato la sua pena, di tornare a delinquere. Di essere recidivo e quindi di tornare nuovamente in carcere».