Storie, persone, passato e un pizzico di futuro. La Cartiera Mayer torna in vita con una mostra

Un gruppo di ex dipendenti ha raccolto foto, documenti e registri e li hanno esposti al circolo Cavallotti di Cairate

– «Una volta si diceva: lavorare in cartiera è meglio che un posto in banca!». ama ricordare questo aneddoto che, più di un’analisi socio economica, dà la misura di cosa rappresentasse la Mayer per Cairate e per il territorio. Per decenni vi si avvicendarono almeno tre generazioni, a volte appartenenti allo stesso ceppo famigliare, e nei periodi di maggior splendore le poco meno di tre migliaia di occupati realizzavano qui in Valle Olona prodotti di largo consumo e di grande qualità. Poi le alluvioni e la crisi portarono alla chiusura e al fallimento nell’ormai lontano 1977.

La signora Pampado fa parte di quel nutrito gruppo di ex dipendenti della cartiera Vita Mayer che ha scelto di non dimenticare. Grazie a un minuzioso e costante lavoro di recupero di materiale sono riusciti a ricostruire la storia dell’opificio attraverso foto, registri, documenti. E ne hanno fatto una mostra permanente, aperta da questo autunno presso il Circolo Cavallotti di Cairate era il ritrovo abituale di molti dipendenti fuori dal lavoro.

In realtà solo una piccola parte del materiale, «forse solo un decimo» dicono, è entrata a far parte della mostra, perché lo spazio a disposizione non è molto ampio. «Abbiamo iniziato a pensare alla mostra raccogliendo la prima parte del materiale – spiega Marta Pampado – Man mano che proseguivamo abbiamo scoperto che c’erano un sacco di documenti, fotografici e non, che erano stati salvati dall’abbandono da parte di nostri ex colleghi».

Quanto esposto nella mostra è però sufficiente a rendere un’idea di cosa fosse la cartiera: enormi capannoni e strutture per la lavorazione, uffici, magazzini, rotaie che servivano a far entrare i vagoni del treno che scaricavano materia prima e portavano all’esterno grossi “roccoli” di carta. Ma anche una scuola di formazione professionale per preparare i futuri dipendenti. Una sorta di cittadella, insomma, che copriva più di 500mila metri quadrati di terreno e dove viveva una comunità di persone legate a doppio filo alla fabbrica.

Tra le “chicche” della mostra, il registro matricola che parte dal 1907 – cioè dai primissimi anni di attività della cartiera Mayer – e arriva sino agli anni Sessanta, con annotati i nomi di tutte le persone assunte.

Ora che si parla tanto del futuro dell’area, con le opere di bonifica e messa in sicurezza che si stanno svolgendo e con l’affacciarsi dei primi progetti di recupero, l’iniziativa degli ex dipendenti assume un significato ancora più forte e garantisce che tutto ciò che la cartiera ha rappresentato per migliaia di famiglie lungo quasi un secolo di storia (e più, se si pensa che i primi insediamenti produttivi nella zona risalgono al diciassettesimo secolo) non sarà dimenticato.