Teatri, Busto dà la ricetta a Gallarate: «Scuole, corsi e vita: così si crea appeal»

Se Mongiano fa zero spettatori al Del Popolo, in città il pubblico è in crescita

Teatri, il piccolo miracolo di Busto non fa notizia. «In proporzione alla popolazione, a Busto ci sono più sale teatrali attive che a Milano» ricorda , marito di , icona del teatro a Busto e animatrice per oltre trent’anni del Sociale, che salvò dal rischio di chiusura e di riconversione.

Se a Gallarate il teatro del Popolo conquista la scena nazionale per uno spettacolo senza nemmeno uno spettatore in sala, a Busto al Sociale ci sono 650 spettatori per lo spettacolo (a pagamento) dei detenuti del carcere di via per Cassano e almeno 200 spettatori in media al giorno alle Giornate Pirandelliane. «Stiamo cercando di riattivare e rimotivare il pubblico di Busto, i segnali positivi ci sono e i risultati stanno arrivando – ammette , dell’associazione

Educarte – è una città che va un po’ rifidelizzata, perché il pubblico c’è, ma spesso arriva soprattutto da fuori. Si semina molto, con i corsi gratuiti, con le sale concesse ai ragazzi delle scuole (c’è anche un’insegnante della Scala che fa lezione nel ridotto per i ragazzi del liceo Candiani-Bausch, ndr): un teatro che vive tutto il giorno, al di là dell’evento e dello spettacolo, è già in sé un modo per promuovere le attività e attirare gente».

«Pur nel bel mezzo di una stagione culturale che è già fittissima di appuntamenti, la gente di Busto risponde – sottolinea l’assessore alla cultura – essenzialmente per due motivi, da un lato perché c’è un’offerta eccellente, ma dall’altro, e lo dico con una punta di orgoglio, anche perché il pubblico percepisce il lavoro e la passione che c’è dietro alle sale teatrali. In più farei notare anche la collaborazione con le scuole, perché non c’è dubbio che aiuta avere istituti come il liceo coreutico e il liceo musicale, con studenti che frequentano attivamente le sale teatrali». Insomma, c’è una città che, grazie all’attivismo di molte sale (in primis, il Manzoni), vive di teatro in modo continuativo.