«Ti ricordi quella sera? E allora Busto gli dia una via»

Le figlie di Lucio Flauto rilanciano l’appello per un riconoscimento in memoria del padre

Lucio Flauto celebrato nella sua Busto. Finalmente. ««Adesso intitolategli una piazza, un giardino o un teatro». A rilanciare per l’ennesima volta l’appello sono le figlie del grande artista bustocco, Luisa ed Elena, che ieri hanno ricordato il loro papà all’interno della mostra sulla storia delle televisioni Telealtomilanese e Antenna 3, “Ti ricordi quella sera?”, organizzata dall’associazione Amici di Renzo Villa nello spazio Bottega Artigiana di via Zappellini. In quegli anni pionieristici della tivù commerciale, Lucio Flauto, con i suoi show Pomofiore e Ciperita, fu uno dei simboli e dei personaggi più popolari, insieme a Enzo Tortora.

Tra i filmati storici recuperati dalla nastroteca di Antenna 3, ne è stato trasmesso uno in cui il grande giornalista elogia Flauto: «Pazzo come un cavallo, sembra disinvolto ma ha una paura fottuta, tutte le sere se la fa sotto – le parole di Tortora in diretta tivù – è uno dei più grossi professionisti della telecamera che io abbia mai conosciuto, sa improvvisare come pochi». Per la figlia Elena Flauto, «è significativo che un mostro della tv come Tortora lo presentasse con così

tanta stima». Loro padre, aggiunge, «aveva capito la potenzialità delle tv private, perché vedeva che la gente a casa, appena in televisione sentiva parlare di Busto Arsizio e Legnano, alzava subito le antenne». Flauto veniva da una carriera nel cinema, nell’avanspettacolo, era stato persino il presentatore dell’unico concerto italiano dei Beatles, al velodromo Vigorelli. «Ma era ad Antenna 3 che aveva raggiunto l’apice – continua la figlia – dopo decenni a calcare la polvere per tutta la vita nell’avanspettacolo aveva un impiego fisso che gli garantiva di poter esprimere il suo grande amore per il pubblico, che era ciò che lo teneva vivo». L’altra figlia Luisa aggiunge: «Papà faceva quel che voleva, aveva carta bianca totale. Poteva inventarsi che chi gli portava un’oca o una torta alla panna vinceva la Pizzamatic».

Emblematico il gioco del Si e del No, in cui concorrenti pescati a caso in studio dovevano stare per tre minuti senza poter rispondere sì o no di fronte a Flauto che agitava due microfoni. «Era in paradiso ogni volta che presentava il Circo Pomofiore – dice di Lucio l’attore Giancarlo De Angeli – fu una sorta di magica combinazione che riuscì a mettere insieme quelle persone, Tortora, Villa, Flauto, Tortorella, Recchia e tanti altri. Era il ’75, anno della crisi energetica, e dopo aver lavorato nella rigida Rai poterono tornare a divertirsi facendo la tv. È lì che Villa ha creato la tv popolare». Un bustocco eccellente che ha fatto un pezzo di storia della tv, ma a cui la sua città non ha mai tributato gli onori che meritava. Chissà che il 2017, a trent’anni dalla scomparsa di Flauto, non sia l’occasione. «Fu vissuto come un signore del palcoscenico, mai volgare, emblema di una tv con un cuore che batteva – sintetizza Luisa Flauto – il direttore Vittorio Giovannelli di Mediaset mi disse che Striscia la Notizia sarebbe stato il suo programma».