“Ti ricordi quella sera?”. Qui nasceva la tv privata

A Bottega Artigiana va in scena la storia pionieristica di Telealtomilanese e Antenna 3

Quando a Busto nasceva la tivù commerciale: a Bottega Artigiana l’amarcord di “Ti ricordi quella sera?”, la mostra che celebra la storia pionieristica di Telealtomilanese e Antenna 3.

È stato il grande Cino Tortorella, non nelle vesti di Mago Zurlì ma di «mago della televisione» ad inaugurare il piccolo “museo della televisione privata”, che fino al 3 dicembre occuperà lo spazio di Bottega Artigiana in via Zappellini. Telecamere, mixer, i premi dei primi giochi con gli sponsor, i ritagli di giornale dell’epoca, ma soprattutto tanti personaggi (oggi alle 17 si celebrerà Lucio Flauto, domenica prossima sarà presente Ettore Andenna), immagini e video che richiamano quella straordinaria esperienza pionieristica che fu la tivù.

Nata a Busto Arsizio, in un improbabile capannone di via Caprera grazie all’industriale Peppino Mancini e al “visionario” Renzo Villa, poi proseguita pochi chilometri fuori dai confini comunali, in via per Busto Arsizio a Legnano, in quella Antenna 3 Lombardia con cui lo stesso Villa, insieme all’indimenticato Enzo Tortora, rivoluzionò il piccolo schermo. «Una bellissima storia nata locale e diventata nazionale, che merita di non essere dimenticata» ammette Roberta Villa, figlia di Renzo, con cui prima della sua scomparsa (nel 2010) scrisse a quattro mani il libro-testamento “Ti ricordi quella sera?” che dà il nome alla mostra, curata dall’associazione “Amici di Renzo Villa”, presieduta dalla moglie di Villa, Wally Giambelli. «Non per caso abbiamo voluto realizzare questa mostra a Busto Arsizio, un omaggio alla città che ha dato i natali a Telealtomilanese, un’esperienza più piccola rispetto al gigantesco progetto imprenditoriale di Antenna 3 – prosegue Roberta Villa – una storia di creatività, di spettacolo, di innovazione con i comici, i giochi e l’avanspettacolo portati in televisione, con trasmissioni come il Pomofiore che fu antesignano della Corrida. Ma anche una storia di impresa fatta da persone coraggiose in un periodo di grande fermento economico. Mio papà era un sognatore, una persona brillante e coraggiosa. Allora per persone così c’era spazio». Furono gli anni in cui «la tv diventa pop», come sintetizza efficacemente Maria Giovanna Massironi, bustocca doc, che era una studente di liceo quando fu catapultata sugli schermi di “Telealto” diventando la prima annunciatrice della tivù commerciale ai tempi delle “signorine buonasera” della Rai.

«Oggi chiameremmo “startup” quelle esperienze, nate nei garage come la Apple nella Silicon Valley. Per il nostro territorio furono un fenomeno importante e contribuirono a rivoluzionare i costumi e i consumi dell’epoca». Un fenomeno da far ricordare a chi l’ha vissuto, da raccontare ai giovani, ma soprattutto da preservare per il futuro. «Sogno di salvare la nastroteca di Antenna 3 – fa sapere Roberta Villa – ore e ore di trasmissione che andrebbero digitalizzate per non disperdere un patrimonio storico e artistico straordinario». E chissà che un domani, oltre all’ambizione di far diventare la mostra itinerante (si punta a Germignaga, il paese natale di Renzo Villa che gli ha già dedicato una piazza, ma anche a Milano), non si possa pensare ad un vero e proprio museo.