Smart working. Lavorare da casa, ordine tassativo nella zona ufficio

Per arredare lo studio in casa bisogna partire dall’analisi dello spazio a disposizione e dalla luce

Lavorare a casa ha sempre significato svolgere mansioni di basso livello. Oggi invece, con il cosiddetto «smart working», lo fanno in tantissimi: consulenti, marketing manager, segretarie, insegnanti e copywriter. Il lavoro da casa può essere insomma, anche un vero e proprio business e per farlo seriamente, senza farsi travolgere dalla comodità di essere a casa, bisogna ricreare uno studio, un ambiente che aiuti a concentrarsi e in cui radunare i documenti. Per arredare lo studio in casa bisogna partire dall’analisi

dello spazio a disposizione. Se avete una stanza autonoma dedicata all’ufficio sistemate prima le librerie lungo le pareti e poi il tavolo da lavoro: se svolgete un’attività al computer fate in modo che questo sia correttamente schermato rispetto alla luce naturale che proviene dalle finestre. L’archivio è un fattore cruciale nell’organizzazione dell’ufficio e porta via molto spazio, è bene sfruttare la parete in altezza con librerie solide. Più difficile il compito quando si parla di condivisione di funzioni e di ricavare la zona lavoro nel living o nella camera da letto. Nel primo caso l’acustica è il problema maggiore da risolvere, con pannelli fonoisolanti rivestiti che, fissati al tavolo o autoportanti, assicurano la necessaria privacy per la concentrazione. Una buona soluzione per lo studio in camera da letto consiste invece nel farlo scomparire nell’armadio. Interessanti si rivelano anche gli scrittoi con ribaltina o chiusi da ante che, quando non servono, scompaiono del tutto. E i pannelli scorrevoli.