A Villa Toeplitz si celebra il noir sul Lago Maggiore

Giovedì il pianista e compositore Marco Marcuzzi svelerà la sua trilogia di romanzi brevi

Riaprono i Giardini Letterari di Villa Toeplitz – il prossimo giovedì 24 agosto alle 18.30 – all’insegna del noir, con il libro “Trillogy” di Marco Marcuzzi, Macchione editore, presentato dal giallista Emiliano Pedroni. Dopo “Lo speziere di Porto Valtravaglia”, il pianista e compositore di musica per il cinema e il teatro, Marco Marcuzzi svelerà la sua “trilogia” noir, i suoi tre brevi romanzi, ambientati sul Maggiore. «Sono tre racconti ambientati a Laveno, tre noir in cui il protagonista si trova ad uccidere suo malgrado»

ci racconta lo scrittore – compositore che, dopo aver vissuto a San Gimignano in Toscana, è tornato a vivere sul Lago Maggiore, a cui si sente profondamente legato. Si passa dal calzolaio, maestro di vita, d’amore e coraggio al bigottone, sostenitore di certezze e incrollabili verità, fino al musicologo, stimato professore in pensione alla ricerca di un’oasi di pace nella sua villa in collina vista lago. Tre personaggi che, per un verso o per l’altro, ci sono familiari.

«Il calzolaio insegna ad un ragazzo che marina la scuola come conquistare le ragazze, ad osservare le scarpe dei clienti e, soprattutto, delle clienti, da cui nascono riflessioni sulla psicologia delle donne. Il calzolaio è un uomo magico, una sorta di maestro di vita di un liceale poco motivato e un uomo che nasconde un pesante segreto».

Chi è il bigottone di Cerro?

«Il bigotto, una specie di colonnello, vive a Cerro di Laveno e si chiama Ignazio. È uno di quei religiosi un po’ fanatici che vuole realizzare, come a Porto Valtravaglia, la festa della Madonna che arriva dal lago e trova uno sponsor, Baldazzi, un uomo immanicato in politica».

Il musicologo, invece, aveva scelto di vivere nella calma placida del lago, sulla collina di Monteggia sopra Laveno, prima dell’arrivo di una chiassosa famiglia di napoletani: «È uno stimatissimo professore di musicologia, che ama il silenzio, il buio, il pianoforte e il suo gatto di nome Diesis. Gli sembrava di aver raggiunto la felicità quando una famiglia di napoletani gli rovina l’esistenza, Gigi d’Alessio a tutto volume, una moto rombante, un garage di lamiere e un dobermann che non va certo d’accordo con Diesis».

Cinici, spietati e romantici, i protagonisti di Marco Marcuzzi portano con sé, per sua stessa ammissione, l’umorismo veneziano, la causticità toscana e la fantasia crudele che aleggia nelle valli del lago.

«Sono nato a Treviso, fino a cinque anni ho vissuto a Venezia e poi in Toscana, prima nella campagna e poi a Firenze fino ai tredici anni e ho fatto la terza media a Laveno, ho vissuto a Brenta a Milano, a Roma e in America – spiega Marcuzzi – ho avuto modo di riflettere sull’umorismo veneziano che è freddo, mentre il toscano è più caustico e l’umorismo di queste valli è sottile e semplice, un cinismo che non ha niente da invidiare al Goldoni e al Boccaccio». Un umorismo che Marcuzzi è riuscito a cogliere sin da bambino: «Mi piaceva da ragazzo ascoltare il dialetto e certe espressioni colorite che pensavo fossero francesi. Come certi insulti in dialetto che sentii due anziane signore scambiarsi nella piazza principale di Brenta». Come mai ha scelto di tornare a vivere a Laveno? «Amo il lago, ho vissuto a San Gimignano e ho pubblicato libri fotografici in bianco e nero, ma mi mancava l’acqua – è strano a dirsi – ma mi mancava l’umido che c’è qui, la nebbia, la bruma, il senso dell’acqua». Quali sono i suoi prossimi progetti letterari?

«Ho scritto un giallo che uscirà ad ottobre, ambientato al santuario di Maccagno, dove c’è un commissario, Florio, che indaga su un omicidio. È un personaggio particolare, guida la Citroën Squalo e beve il caffè solo della moka, perché proprio non gli piace il caffè delle macchinette. Inoltre, sto scrivendo un noir dedicato ad un chirurgo nano, uno stimatissimo medico con un complesso tremendo, soprattutto con le donne, che lo porterà ad adottare comportamenti non proprio ortodossi».

Quali sono, invece, i progetti in campo musicale? «Ho scritto le musiche per il prossimo film del regista Mauro Campiotti, “Il Grande Inquisitore”, un film ispirato al monologo contenuto nel romanzo “I fratelli Karamazov”, di Fëdor Dostoevskij, si tratta di un film molto interessante in cui ci sarà musica dal vivo».