C’era il tempo dei poeti. Come Renzo Modesti

Il varesino fu protagonista nella creazione di “Quarta generazione” dove trovano posto anche sue opere

C’è stato un tempo in cui a Varese nasceva la grande poesia, un tempo in cui intellettuali come e , riuniti in un simposio, davano vita ad una corrente poetica destinata ad entrare, a pieno titolo, nel quadro della poesia del Novecento, con il nome di “Linea Lombarda”. Ritrova e rievoca il momento, importante e storico, la studiosa e critica varesina – responsabile degli archivi letterari del Comune di Varese – nella Nota al testo del prezioso volume “Gli anni di Quarta Generazione. Esperienze vitali della poesia”, Nuova Editrice Magenta, in cui sono pubblicati i carteggi tra Luciano Anceschi, Piero Chiara e Luciano Erba.

«Io e Anceschi ci incontrammo nella vecchia villa di Modesti a Varese – scrive la Contini – Galleggiava un’aria fresca e fluida come un vino chiaro e i morbidi declivi prealpini splendevano di un sorriso discreto (o era dei nostri cuori?) Fu in quel giorno, se ben ricordo, intorno a una lunga tavola massiccia, in una discreta sala bruna, dopo un patriarcale e amichevole convivio, che, trovandoci a parlare sulle sorti della poesie, sorse e si concretò l’idea della Collana Oggetto e Simbolo, nella quale di lì a poco sarebbe apparsa Linea Lombarda, un libretto prezioso per le indicazioni e precise e le aperture illuminanti”.

Il ricordo è ripercorso da Bruno Conti, nella Prefazione al volume della poetessa varesina , “Il brivido del merlo”, nel 1977. «Quel fortunato incontro – scrive ancora Serena Contini – avvenne dunque nella residenza varesina dell’avvocato , padre del poeta Renzo».

Tra i poeti spicca, dunque, il nome di che, nato a Como il 10 aprile 1920, si era trasferito con la famiglia a Varese per seguire il padre, avvocato che aveva rilevato lo studio di Andrea Beltramini, che era stato espulso dall’Ordine degli avvocati e confinato, dal regime fascista, a Ponza. Amico di , sin dal 1939, Renzo Modesti fu chiamato alle armi nell’agosto del 1942 e fu tra i militari del reggimento “Savoia Cavalleria” che oltrepassano la frontiera svizzera per rifugiarsi nella vicina Confederazione Elvetica.

Fu qui che Modesti, nel gennaio 1944, conseguì la laurea in Letteratura francese. Al suo rientro in Italia, riprese gli studi presso la Regia Università di Milano, dove ottenne una seconda laurea in filosofia, con l’autorevole filosofo milanese , punto di riferimento di molti intellettuali lombardi.

Nel gennaio 1946 fondò, insieme a Chiara e Italia Davy, la rivista di poesia e cultura “La Via”, dove apparve il suo primo scritto “Della poesia contemporanea”. Ancora una volta fu lo scrittore e amico luinese Piero Chiara a recensire sul Giornale del Popolo la sua prima raccolta poetica “E quando canterò: poesie 1943-1948”, per le Edizioni dell’Esame di Milano.

Nel 1952 Modesti fu chiamato a far parte dell’antologia “Linea Lombarda” curata da Luciano Anceschi e stampata dall’Editrice Magenta di Varese, mentre, due anni più tardi, pubblicò “Due di briscola” con la prefazione di . La poesia di Modesti comparve tra i poeti di “Quarta generazione”, e lo stesso poeta partecipò attivamente alla cura e alla realizzazione dell’antologia, come spiega Serena Contini: «Il ruolo primario di Renzo Modesti nella prima fase di realizzazione di “Quarta generazione” appare anche dai carteggi: costui, in prima persona, coinvolgeva poeti e raccoglieva i componimenti che gli venivano recapitati, come si evince dalla lettera datata 14 dicembre 1951, spedita da Modesti a Chiara, scelto nel frattempo come curatore dell’antologia».

Un ruolo di primo piano che continuò a svolgere, Renzo Modesti, nel mondo poetico e letterario nazionale e come critico d’arte, curando esposizioni d’arte e monografie dedicati ai più importanti pittori e scultori italiani e stranieri del Novecento, fino alla sua morte nel 1993.