I club di New York, il jazz e il soul. Il Twiggy risuona con Sophie Auster

La cantante e attrice statunitense sarà al locale di via De Cristoforis a Varese martedì

Sophie Auster porta per la prima volta la sua musica a Varese. Sarà il Twiggy di via De Cristoforis ad ospitare la bella e talentuosa cantante e attrice statunitense, dalle 21.30 di martedì 11 aprile.

Nata a New York, nel 1987, Sophie è figlia dello scrittore e regista Paul Auster, che ha tra i suoi romanzi più celebri Trilogia di New York, e della scrittrice e poetessa Siri Hustvedt, nota per “Quello che ho amato”. L’amore per la musica è stato precoce. Già a 8 anni si è esibita in una recita scolastica, poi crescendo ha iniziato a suonare in piccoli club della città. Ed è proprio l’ambiente letterario in cui è cresciuta ad averle dato tanta ispirazione. Altrettanto presto ha debuttato nel cinema, appena undicenne, nella pellicola scritta e diretta dal padre: “Lulu on the Bridge”.

L’esordio ufficiale in campo musicale risale al 2004 con l’album di ballate romantiche “Sophie Auster”, nel quale interpretava poesie di Desnos, Apollinaire, Eluard, Tzara e del padre. L’ultimo disco, tra il pop d’autore e il jazz della Auster è stato “Dogs and Men” nel quale i “cani” rappresentano la parte sognante della vita e gli “uomini” sono l’amore, con tutti i dolori che questo comporta. Uscito nel 2015 coi suoi componimenti “eclettici e postmoderni” ha ottenuto ottime recensioni e interesse dalla critica e dal pubblico. Nei prossimi mesi, invece, uscirà il nuovo album “Next Time”, che segna una crescita e un’evoluzione nel sound della cantautrice.

Lungo quest’ultimo percorso ha incontrato Tore Johansson, il produttore di Franz Ferdinand e The Cardigans, e col suo partner Martin Gjerstad hanno lavorato su più di cento canzoni e scelto le dodici tracce del disco. Registrate nella tranquillità della campagna svedese, le canzoni riportano all’atmosfera della sua infanzia, quella delle band femminili degli anni 60 e al soul dei 70.

Il disco, a tratti ironico e a tratti più serio, è una sorta di riflessione sulla ciclicità della vita e l’idea è che tutti possano migliorare con il tempo, imparando dai propri errori.

Grazie anche all’aiuto di Johansson e Gjerstad, “Next Time” ad ora può considerarsi il lavoro più profondo, forte e convincente della Auster.