Il D’Annunzio segreto debutta a Busto Arsizio

Edoardo Sylos Labini porterà l’8 febbraio la sua opera in città al Teatro Manzoni

Il “D’Annunzio segreto” di Edoardo Sylos Labini ha un tocco bustocco: l’8 febbraio al teatro Manzoni di Busto la prima data lombarda per lo spettacolo scritto da Angelo Crespi, che chiude la “trilogia dannunziana” dell’attore romano.

Un felice connubio, quello di Sylos Labini con Busto ma anche dello stesso attore con lo scrittore e giornalista bustocco Angelo Crespi, che si rinnova in “D’Annunzio segreto”. Perché Sylos Labini è legato a doppio filo alla città dell’Altomilanese, per aver lanciato proprio da Busto, dal B.A. Film Festival, la rivisitazione de “Le notti di Cabiria”, seconda tappa della “trilogia dannunziana” che si chiude con il nuovo spettacolo. E con Angelo Crespi, a sua volta, si chiude una trilogia,

visto che l’autore ha curato la drammaturgia di tre spettacoli di Sylos Labini, “Nerone, duemila anni di calunnie”, “La grande guerra di Mario” (che fece scalpore a Busto con Debora Caprioglio) e, appunto, “D’Annunzio segreto”. Così, dopo l’esordio in ottobre a Roma, lo spettacolo patrocinato dal Vittoriale degli Italiani non poteva che fermarsi a Busto Arsizio per la prima, e per ora unica, data lombarda: mercoledì 8 febbraio “D’Annunzio segreto” sarà al teatro Manzoni, con un doppio appuntamento, alla sera per tutti, il mattino dopo per le scuole superiori della città. «Ho un legame affettivo con Busto, che è una piccola città ma ha un grande humus culturale – le parole di Edoardo Sylos Labini, nella conferenza stampa di presentazione a palazzo Gilardoni insieme all’assessore alla cultura Paola Magugliani – ha un festival del cinema importante, un liceo coreutico, una scuola di cinema. È la strada giusta, perché sono convinto che la classe dirigente del futuro si prepara solo facendo amare la nostra cultura, riportando i giovani a teatro. Ecco perché sono ben contento che sia qui l’unica data lombarda». Lo spettacolo “D’Annunzio segreto” racconta il Vate negli anni della vecchiaia: «Lui forse non sarebbe contento di essere definito “anziano” – spiega Angelo Crespi – ma dopo lo spettacolo-biografia di Edoardo di tre anni fa, che ebbe un grande successo, sentivamo l’esigenza di dare una connotazione diversa al personaggio. Lontana dalla classica retorica del poeta-eroe».

Ritiratosi nel suo “mausoleo” del Vittoriale, D’Annunzio viene mostrato «con i suoi tic, i vizi, i vezzi, i propositi di suicidio, le amanti, le badanti. Un poeta, come scrisse testualmente, che prova orrore di se stesso, che si trascina, più dannunziano che fascista. Ne esce un personaggio divertente e al tempo stesso tragico». Quello che Sylos Labini, colui che mette in scena “il Vate”, definisce «una sorta di capocomico di quel gran teatro che era il Vittoriale», negli anni del “buen retiro” di D’Annunzio. «C’erano sesso, cocaina, interiorità, il rapporto con Eleonora Duse, presente sotto forma di busto e raccontata in un flashback, le telefonate con Mussolini, gli aneddoti meno conosciuti come quello della sua caduta la finestra che lo mandò in coma alla vigilia dell’incontro tra Nitti e Mussolini in cui doveva fare da mediatore per scongiurare la marcia su Roma».

Insomma, un D’Annunzio come non lo si era mai visto, che però, rimarca Angelo Crespi, «a scuola non si legge abbastanza, penso ad una poesia come Alcyone che cambiò le sorti della letteratura italiana. Tanto più che è di un grande varesino, Piero Chiara, il merito storico di aver riscoperto e veicolato nella cultura di massa D’Annunzio».