Il genio e l’ironia di Giorgio Gaber. rivivono nelle corde di un varesino

Luca Maciacchini porterà in scena venerdì alla Festa dell’Unità il suo omaggio al leggendario maestro

Gaber rivive nelle corde di alla Schiranna. L’attore varesino proporrà il proprio personalissimo omaggio al grande cantautore con “Ciao Signor G”, venerdì alle 21 alla Festa dell’Unità di Varese.

Per chi l’ha visto e per chi non c’era, lo spettacolo diventa un’antologia di canzoni e monologhi realizzati da Giorgio Gaber insieme all’amico Sandro Luporini. Un repertorio che va dagli Anni 70 ai 90, parte di quei quarant’anni cruciali della storia italiana, che il cantautore ha attraversato in una fusione continua tra vita pubblica e privata. Una figura, che a poco meno di 15 anni dalla scomparsa, continua ad essere un faro per artisti d’ogni genere.

Perché Gaber, appunto, non s’è limitato al ruolo di cantautore e di iniziatore del teatro canzone, ma con parole, corpo, voce e musica si è speso personalmente per creare negli altri una coscienza critica con uno sguardo che non ha mai perso il guizzo dell’ironia nei confronti del mondo e della vita.

Anni fa, dall’enorme patrimonio culturale lasciato da “Il signor G”, Maciacchini ha tratto una selezione di brani che vanno da “Dialogo tra un impegnato e un non so” alla “Libertà obbligatoria” passando per i più recenti “E pensare che c’era il pensiero” e “Un’idiozia conquistata a fatica”.

Da solo sul palco con la sua chitarra, tra canto e recitazione, ne ha realizzato un ritratto artistico-politico attraverso pezzi come “Far finta di essere sani” o l’indimenticabile “Destra–sinistra” dando vita una parabola che mette insieme il Gaber intrattenitore, che portò in tv alcune tematiche scottanti di attualità che solo dopo sarebbero emersi in una denuncia sempre più severa dei mali del nostro tempo,e il Gaber più “civile”.

Così Luca racconta l’eredità dell’artista milanese: «Giorgio Gaber ha lasciato un’impronta evidente non solo nella memoria di più di una generazione ma anche nella ricezione della “fruibilità “ di una formula di spettacolo solo apparentemente di nicchia come il teatro – canzone».