Il Risorgimento va in scena a Varese

L’appuntamento è per il 17 marzo nella Sala Montanari del comune in largo Bersaglieri d’Italia

– La marchesa Costanza Alfieri d’Azeglio siede al suo scrittoio e invia le sue riflessioni al figlio Emanuele, raccontandogli che l’Italia sta insorgendo e rivelandogli le confidenze dell’amico Conte di Cavour.
Intorno alla figura della nobildonna patriota, moglie di Roberto, fratello del marchese Massimo d’Azeglio, ruota lo spettacolo “”, che Grande Orfeo presenterà, martedì 17 marzo alle ore 21, alla Sala Montanari del comune in largo Bersaglieri d’Italia 3 a Varese, ospite dell’associazione “Varese per l’Italia XXVI Maggio 1859”.

L’immagine di locandina di “Suoni la tromba, e intrepido – memorie e battaglie del nostro Risorgimento”

L’immagine di locandina di “Suoni la tromba, e intrepido – memorie e battaglie del nostro Risorgimento”

Protagonisti l’attrice , nei panni dell’aristocratica piemontese e voce recitante, il pianista , , ideatore dello spettacolo, e il soprano , ovvero il Grande Orfeo, gruppo che con filologico rigore ripropone momenti della nostra storia artistica e letteraria, con interessanti scoperte di materiali rari o dimenticati, grazie alla passione collezionistica del suo fondatore.
«Siamo partiti dalla corrispondenza di Costanza d’Azeglio per ricordare quanto la nobiltà ebbe parte attiva nell’insurrezione del ’48, con salotti celebri come quelli di Clara Maffei, frequentato da Verdi, o di Cristina Belgiojoso in cui si riunivano i patrioti», spiega Chiodetti.
«Lo stesso Giuseppe Verdi mandava a Francesco Maria Piave, il suo librettista, lettere piene di fuoco prima di diventare, nel ’59, un’icona del Risorgimento grazie al celebre acronimo “Viva V.e.r.d.i.” che inneggiava a Vittorio Emanuele re d’Italia».

Mario Chiodetti sul palco insieme a Rosa Sarti

Mario Chiodetti sul palco insieme a Rosa Sarti

Il commento musicale conta su brani operistici tratti da “Lucrezia Borgia” e “Anna Bolena” di Donizetti e “Il corsaro” e “La forza del destino” di Verdi, e ricorda come i patrioti si identificassero in personaggi e situazioni di alcuni melodrammi di allora, dalla “Norma” al “Nabucco”, dando a cori e cabalette una valenza rivoluzionaria.
Nella seconda parte, invece, spazio alla Battaglia di Varese del 1859, con le memorie garibaldine dell’avvocato Federico Della Chiesa, fratello del poeta Speri, e dello stesso eroe dei Due Mondi, che ricorda commosso nei suoi scritti l’accoglienza dei varesini ai Cacciatori delle Alpi vittoriosi sulle truppe di Urban.
Colonna sonora le canzoni popolari del tempo, “Addio mia bella addio”, la “Gigogin” di Paolo Giorza e il formidabile “Inno di Garibaldi”, con le infiammate parole di Luigi Mercantini, l’autore de “La spigolatrice di Sapri”.