Il talento di Silvia Franzi e la bellezza del pianoforte

Il primo agosto alle 17.30, a La Residenza di Malnate, si esibirà la giovane e promettente artista

Nell’aprile scorso, a soli diciott’anni, è stata vincitrice del “Grand Prize Virtuoso” esibendosi alla Royal Albert Hall di Londra con una sonata di Scarlatti. La giovane talentuosa pianista varesina , classe 1999, lunghi capelli chiari, uno sguardo dolcissimo e un sorriso disarmante, sarà solista del concerto a Malnate, presso la Residenza, il prossimo primo agosto, alle 17.30, in occasione della festività elvetica. Numerosissimi e prestigiosi i riconoscimenti che la giovanissima pianista si è conquistata, con primi premi in alcuni dei più

importanti concorsi a livello giovanile. La sua è un’autentica passione, quasi una vocazione, nata da bambina e cresciuta, insieme a lei, sin dalla più tenera età, come ci racconta: «Da bambina, mi piaceva giocare con il pianoforte, che trovavo a casa dei miei nonni, perché mia mamma lo suonava da ragazza, mentre mio nonno suonava invece la fisarmonica. Visto il mio interesse per il piano, i miei genitori mi hanno iscritta ad un corso di pianoforte e non l’ho più abbandonato».

Già da piccola, Silvia amava andare ai concerti e pensava che, forse forse, le sarebbe piaciuto fare “questo” nella vita. «È stato un percorso che mi ha portata a fare questa scelta, ho iniziato a suonare il piano e mi piaceva lo studio del pianoforte, che ho iniziato, all’età di otto anni nelle aule dei Civico Liceo Musicale “Riccardo Malipiero” di Varese, sotto la guida dei maestri Roberto Bollea, Livia Rigano e Chiara Nicora». Qual è il segreto del tuo successo? «Ho avuto molti e bravi insegnanti, che mi hanno trasmesso la loro competenze e il loro entusiasmo – Silvia Franzi attualmente frequenta il Liceo Musicale Statale “Manzoni” di Varese, dove ha come docente di piano la professoressa Rigano –. Ho potuto vincere alcuni concorsi, ma non mi piace strafare, ovviamente è bello ricevere i complimenti, ma il mio desiderio è suonare e i miei genitori mi hanno insegnato a coltivare le mie capacità con dedizione e umiltà. Certo la fama è importante, ma ciò che conta è la bravura e la fama deve essere una conseguenza della bravura, secondo me». Al talento e ad una saggia fermezza, Silvia accompagna una musicalità innata e il suo modo personalissimo e delicato di entrare nella musica, di restituire lo spartito arricchito dalla sua interpretazione: «Mi piacciono molto i romantici, Chopin, Schubert, Lizst, in generale tutto l’Ottocento, ma la mia passione si spinge fino ad inizio Novecento con Debussy e Ravel. Non potrei dire di avere un compositore preferito; sono troppi!». Cosa ne pensi della moda della musica pop realizzata con strumenti classici?

«Penso che non sia una brutta cosa avvicinare anche i meno esperti agli strumenti classici, con la musica pop e rock, ma a patto che si abbia una base classica. Un esecutore, alla fine del suo percorso può avvicinarsi al rock; quelli che in questo campo diventano ‘qualcuno’ hanno alle loro spalle un percorso classico. Penso ai Duecellos, al loro concerto rock pop, con due violoncelli, dedicato alle colonne sonore cinematografiche, che ho visto a Padova con una mia amica violoncellista, poco tempo fa. Si riconosce la base classica, altrimenti non avrebbero successo».

La giovane virtuosa, oltre che dalla professoressa Rigano, ha ricevuto molti preziosi insegnamenti da altri docenti: «In questi anni ho avuto la possibilità di essere in stretto contatto con Irene Veneziano, concertista varesina di fama, che mi ha trasmesso il suo entusiasmo e mi ha fatto crescere molto sul piano interpretativo. E poi un altro pianista di prestigio internazionale quale Roberto Plano, che mi ha fatto maturare, spiegandomi sempre il pensiero del compositore oltre alla singola frase musicale, e ancora Marina Scalafiotti, nella quale ho trovato la stessa profondità didattica».