Kong – Skull Island, un B-movie dal mega budget

Kong – Skull Island ha un titolo che è dice tutto. Al centro della scena, dal primo minuto, c’è infatti sempre e solo lui, Kong, the King, il re dell’isola dei teschi. Uno scimmione dalla sensibilità umana, elementare nei suoi sentimenti (amore, rabbia, dolore, frustrazione), ma catalizzatore di tutta l’empatia di cui lo spettatore è capace. Non si può non parteggiare per Kong, che è l’angelo custode di un mondo rimasto fuori dallo spazio e dal tempo,

dove non importa se i russi siano amici o nemici, ma conta solo riuscire a sopravvivere, imparando a capire chi sono i veri mostri. Siamo nel 1973 e il regista, Jordan Vogt-Roberts, mette il guerrafondaio colonnello Preston Packard e Kong l’uno di fronte all’altro, come allo specchio, a pugni chiusi. Ma Kong – Skull Island non è certamente un dramma psicologico: è un monster movie in piena regola, con cazzotti e mazzate di grande effetto. Visivamente straordinario, con ottimi effetti speciali che rendono la Skull Island una vera protagonista sulla scena, il film è saturo di iconologia e di sonorità anni 70, ma soprattutto è iper citazionista, a partire dai riferimenti espliciti ad Apocalypse Now e Jurassic Park, passando per Miyazaki e andando a parare nell’universo sconfinato dei B-movie e dell’estetica orientale dei kaijū. Se Kong è un piccolo gioiellino di CGI, benché sia del tutto sproporzionato, dalle dimensioni incomprensibili e con la capacità di sbucare dal nulla senza provocare rumore, e micidiali sono i terribili “Strisciatesta” che combatte con ogni mezzo, piatti e quasi del tutto insignificanti sono i co-protagonisti umani. Il ruolo della Bella è affidato a Brie Larson, che interpreta Weaver, fotoreporter di guerra dalla messa in piega sempre perfetta, mentre a Tom Hiddleton spetta il ruolo del cacciatore Conrad, ex soldato inglese dall’animo pacifista. Nel cast anche John Goodman, capo della misteriosa organizzazione Monarch, e Toby Kebbell, nel doppio ruolo di soldato e di Kong. La linea comica del film è invece affidata a John C. Reilly, che non esalta e non scuote nei panni di un veterano della seconda guerra mondiale, arrivato sull’isola nel 1944 a causa di un’avaria.