La parola forte che non s’inchina e avanza senza compromessi

Doppia presentazione, a Varese e Busto Arsizio, di “Progetto per S.”, la nuova raccolta di Simone Burratti

La poesia in prima linea. Strumento di introspezione, nell’indagine del nostro “io” più profondo, che si mette in gioco e comunica al lettore quella visione che va oltre, e accompagna chi si lascia penetrare dalle parole nello sguardo del poeta.

“Progetto per S.” di è il terzo volume della collana “Le civette” di Nuova Editrice Magenta, casa editrice del poeta e scrittore .

Il volume sarà presentato giovedì 28 settembre alle 18 alla Libreria Ubik di Varese e venerdì 29 settembre alle 21.30 al Circolo Gagarin di Busto Arsizio.

L’autore sarà accompagnato nella sua presentazione varesina dall’editore Azzalin e dalla poetessa , la quale sarà presente anche a Busto Arsizio.

La poesia di Burratti appartiene a quelle voci che non lasciano indifferenti.

È forte e precisa, fatta di parole che emergono dall’animo del poeta e delineano il suo messaggio senza nascondersi, a tratti quasi in modo irriverente, con una profondità non comune.

L’autore non corre il rischio di perdersi nella superficialità dei giochi di parole.

Raccoglie l’essenzialità del concetto e lo porta al lettore.

“Sto scrivendo da un tempo diverso,/dove tutte queste cose non sono più importanti./Ho sempre ferma in testa un’immagine di me/da bambino, e i suoi occhi sono buoni./Vorrei che fosse l’unica immagine del libro,/ma è soltanto una mia proiezione, qualcosa che si è perso”.

«“Progetto per S.” si colloca in una necessaria posizione d’avanguardia – si legge nella presentazione – non ovviamente nel senso di riferirsi alle avanguardie storiche, ma per quello che la suddetta posizione ha sempre significato, che si tratti di poesia, di arte o, in senso stretto, di esercito. Ovvero stare davanti, in prima linea, e da lì ricevere precedentemente a tutti gli altri l’offensiva.

Ma anche saperla gestire, che in senso poetico significa fare i conti con tutto quello che c’è stato e metterlo da parte, non prima di averlo digerito e assimilato completamente. Così il percorso verso l’inaudito si caratterizza da quell’ “azzeramento dello stile” che giustamente nella sua prefazione Stefano Dal Bianco tratteggia essere la conditio sine qua non verso un auspicato ritorno della poesia all’inermità nei confronti del lettore.

Si tratta di una posizione che per dichiararsi tale deve attraversare il ginepraio del contemporaneo, fatto di asetticità e omologazione del desiderio e che solo inabissandosi in questa risacca di archetipi post-post moderni può raggiungere una nuova riva. Il lirismo deve farsi gergo e la voce non può alzarsi, perché nessuno sentirebbe un urlo in un’epoca dove tutto tuona e lampeggia; occorre una nuova etica del sussurro, occorre parlare la lingua di Google laddove ci si aspetterebbe una pomposa quanto anacronistica apologia del sentimento».