«Luisa mi hai insegnato che fare l’attore vuol dire ritrovare l’anima»

Domani uscirà il nuovo numero del magazine culturale dedicato al mondo del teatro e non solo

L’attrice e regista varesina Luisa Oneto ha voluto condividere con noi la testimonianza di un suo allievo non-udente che ha sfidato la disabilità per amore del teatro.

L’uomo è destinato ad un compimento di sè… deve essere educato perché diventi più se stesso. L’educazione è lo strumento principe della cultura. La vera maniera di crescere è aspirare ad andare oltre i propri limiti, nutrendo sublimi desideri di grandi cose e lottando fino in fondo per realizzarli.

Senza una proposta adeguata la reazione alla realtà può essere solo reattiva.

Attraverso la conoscenza, la reazione sarà a seconda dell’evoluzione che una coscienza ha avuto.

Per me far conoscere il  teatro vuol dire fare una proposta educativa convincente all’esigenza del compimento di sè. Un lavoro approfondito, infatti sulla parola, sul testo, sul personaggio consente , all’aspirante attore, di scoprire la propria forza espressiva al fine di restituirla in una messa in scena ambito culturale preziosissimo. Ed è per questo che ho chiamato la nostra scuola e la nostra compagnia: Splendor del Vero.

Questa è la testimonianza di un allievo non-udente e con difficoltà nella deambulazione. Vi scrivo quello che secondo me significa essere attore e cosa ho imparato da questa attrice.

Quello che  dell’attrice Luisa preferisco è la sua dolcezza e profondità.

Mi ha fatto capire l’importanza di pensare a quello che sto facendo, e di viverlo, perchè poi lo perdo quando passa, un domani.

E ho bisogno di fermarmi  per prendere quello che perderei se non fossi attento.

Ho impressione che qualcosa mi stia sfuggendo: corro, corro, corro come un pazzo, come un agitato e tante volte mi sembra di prendere chissà cosa mentre invece non ho preso nulla, o cose forse inutili. L’uomo intelligente affronta le cose con calma e non perde nulla.

Insegnarmi a pronunciare bene le vocali, “a, e, i, o, u”, è come chiedermi di aprire il cuore e io ho paura di aprire il cuore agli altri…

Il mio essere, proprio nelle vocali si esprime.

Tante volte ho voluto scappare da me stesso, non rivelare niente di me, tenerlo chiuso, come tengo chiuse le vocali. Sono sicuro che attraverso la vocalizzazione valorizzo la mia espressione, il mio carattere e il mio esclamare. Fare l’attore non è nascondersi in finzioni come pensavo, ma per me fare l’attore è ritrovare l’anima. La propria anima e aprirla agli altri.

L’attore deve parlare bene per essere chiaro, e deve far sentire la sua musica, composta da suoni, vocali e rumori; e farsi apprezzare dal pubblico. E quando il pubblico lo apprezza, lo applaude.

Quando recitavo alle scuole, recitavo per il vero, quello che mi chiedevano di fare lo facevo davvero, non esiste per me far finta. E quando avrò tirato fuori il sè, in modo vero, avrò infiniti applausi, perchè la gente vuole il vero, il sincero, qualcosa da percepire per la vita.

Vorrei fare l’attore perché mi fa sentire meglio. L’attrice Luisa mi ha detto che mi farà fare un parte con lei.

Il teatro è anche l’occasione per mettere in pratica il linguaggio fluente che ho imparato e così le ho risposto che sono disposto a interpretare anche due parti, perché mi piace e lo farei anche per due volte…

Questo corso credo migliorerà il mio linguaggio e migliorerà le mie relazioni.

Non è una piccola cosa e  non vale la pena farla sfuggire dalla mia vita. Al contrario perderei, perderei l’essenziale, perderei la giusta strada per me. Perciò è meglio fare quello che è più importante per me.

 

Grazie Luisa