Suspense e antichi misteri attorno ad Hermann Hesse

Domani alle 18.30 presentazione a Ville Toeplitz dell’ultima opera di Emiliano Bezzon

Sulla Collina d’Oro, a Montagnola, sopra Lugano, sorge l’affascinante casa, oggi diventata museo, di Hermann Hesse (1877-1962), dove lo scrittore visse, dal 1919 al 1931, in un appartamento dalla magnifica vista sul Ceresio. Prende le mosse e l’ispirazione proprio dalla suggestiva Casa Camuzzi, dove visse il premio Nobel tedesco, “Il manoscritto scomparso di Siddharta. La prima indagine di Giorgia del Rio e Doriana Messina”, Robin edizione, il terzo romanzo di , comandante della Polizia Locale di Varese,

che sarà presentato da Marco Odorico, giovedì, alle 18,30, ai Giardini Letterari di Villa Toeplitz. Un noir all’insegna degli intrighi amorosi e di un prezioso manoscritto scomparso, quello appunto della celebre opera di Hesse, su cui indagano due donne, Giorgia del Rio e Doriana Messina, tra Lugano, la Valceresio e la Valsorda. Quella stessa Valsorda, tra Albogasio, Oria e Porlezza, amata e ritraatta da un altro grande scrittore: Antonio Fogazzaro (1842-1911), autore di capolavori come “Piccolo Mondo antico” e “Malombra”. L’emozione, straordinaria e unica, di immergersi nello studio d’artista, nella casa in cui un grande scrittore ha concepito e scritto i propri romanzi è ben descritta nel romanzo: «Entrare nella casa e nella stanza in cui è stato scritto un romanzo che si è amato provoca un’emozione intensa. Sentire gli stessi odori, vedere gli stessi panorami di un autore conosciuto e apprezzato attraverso le pagine dei suoi libri è un’esperienza unica, di quelle che si imprimono in profondità, riemergendo ogni volta che si percepisce un richiamo, anche labile, a una pagina letta magari tanto tempo prima. Il piacere della lettura sta proprio in questo, nel poter rivivere le stesse sensazioni di godimento a distanza di tempo, senza che l’intensità venga scalfita. Ogni lettore custodisce nel profondo dell’animo il suo autore e il suo libro preferiti. Per Giorgia erano Hermann Hesse e Il gioco delle perle di vetro, il romanzo della maturità». La protagonista, Giorgia Del Rio, psicologa di coppia milanese, si è da qualche tempo convertita a fare l’investigatrice a caccia di mariti infedeli e per la sua nuova e redditizia ‘professione’ effettua lunghi appostamenti in zone assai malfamate, nei dintorni di Lugano. Per arrivarci passa sempre, a bordo della sua Fiat Cinquecento bianca, da Cantello e attraverso il valico del Gaggiolo, dove una guardia svizzera verifica sempre i documenti, forse interessata più alla sua avvenenza che ai dati anagrafici. E’ proprio al rientro da una di queste trasferte elvetiche, che Giorgia conosce Luna, una ragazza che offre i suoi servizi ai clienti e che, a differenza del solito, è italiana e ha un figlio piccolo da mantenere. A Milano, poi, Giorgia si ritrova una nuova cliente, la raffinata Tecla Longoni, che le presenta un caso ben diverso dal solito: il marito, l’avvocato Mario Longoni, è morto cadendo in un dirupo in Valsolda, dove si era ritirato a vivere nella casa di famiglia. Tecla è convinta che la morte del marito non sia accidentale e così Giorgia è incaricata di indagare su questa misteriosa morte, ricca di fascino perché, proprio in quei luoghi, il suo amato scrittore Hesse aveva vissuto, scritto e dipinto a lungo. La scomparsa, dalla casa dei Longoni, di un prezioso manoscritto dello scrittore tedesco naturalizzato svizzero rende la trama ancor più complicata e intrigante, mentre – guarda caso – un antiquario sembra interessato all’acquisto del prezioso autografo. Proprio nel manoscritto di Hermann Hesse, insieme all’intreccio di amori e morte, è racchiuso il fascino di questo noir, che si offre al lettore anche come un originale Baedeker per ripercorrere i passi e i luoghi, da Montagnola alla Valsolda, di un maestro della letteratura europea, Hermann Hesse.