«Vi racconto la mia Africa»

Dino Azzalin, noto medico varesino, impegnato in operazioni di soccorso in tutto il mondo, mercoledì 25 marzo terrà una conferenza in sala Montanari

Dino Azzalin racconta la sua Africa. Mercoledì 25 marzo, alle 21 in sala Montanari, il medico poeta terrà una conferenza dal titolo «Dal deserto del Sahara all’Africa vera: solidarietà e volontariato.
L’Africa non esiste scriveva Kapuzinski nel suo libro famoso “Ebano”, è un continente troppo grande per poterlo descrivere, è un oceano, un pianeta a sé stante, un cosmo vario e ricchissimo, e questo racconto per immagini lungo quasi 30 anni è come una sorta di “campionario”

umano di luoghi e di vie che portano alla consapevolezza amara di un landscape da paradiso terrestre mescolato a fame, miseria, povertà, indigenza. «Lungo questo percorso ho incontrato, curato, ascoltato, amato, migliaia di persone – racconta Dice Azzalin – Il tempo che abbiamo trascorso insieme è una cesura infinita di sguardi, pensieri, trasalimenti, emozioni che solo la condivisione del dolore e la morte rende autentico e speciale. E fanno parte di un vissuto la cui ricchezza personale, del quale ogni giorno tengo conto per vivere, è davvero inestimabile». Così li definisce Dino Azzalin, medico-odontoiatra, poeta e scrittore, presidente CUAMM- Varese, da quelle sconfinate pianure di stelle e silenzio del Sahara, fino a quei lamenti improvvisi nella notte, della giungla o dei versi inquietanti della foresta lontano dalle rotte turistiche, alcune dei quali restano dentro per tutta la vita. E’ solo per semplificare per pura comodità queste parole, la musica gli odori del Continente Nero sono in realtà le varie sfaccettature di una natura complessa che lo diversifica e lo distingue. Alex Zanotelli padre comboniano che ha vissuto a Korogocho, una delle più orribili fogne a cielo aperto, nei sobborghi di Nairobi disse un giorno che stava dimostrando l’esistenza di Dio o il viso del “papi” come lo chiamava lui, attraverso l’infinita povertà dei visi di una delle baraccopoli dalle condizioni umane più sconvolgenti del pianeta. «E proprio di un padre abbiamo bisogno – aggiunge Azzalin – E proprio qui che con altri volontari vissi nel 1995 una delle esperienze più terribile della mia vita, quella della violenza, della rapina e del sequestro».
Una ferita profonda che la scrittura racconta e cerca di ripararne i tessuti più profondi passando dal sangue anche attraverso i processi della guarigione e del riscatto sociale. Anche questa è l’Africa.