La ‘ndrangheta di Lonate in tribunale a Milano

LONATE POZZOLO La ‘ndrangheta del basso varesotto davanti al gup di Milano: 41 indagati affrontano la richiesta di rinvio a giudizio depositata dal pm della Dda milanese Mario Venditti.
Ieri prima tranche fiume dell’udienza preliminare che porterà alla decisione sui rinvii a giudizio: quasi 8 ore d’aula che hanno visto la verifica della corretta notifica degli atti agli indagati, le eccezioni sollevate dalle difese soprattutto in meriti all’ammissibilità delle intercettazioni telefoniche e,

con pratica non usuale, la veloce argomentazione delle richieste di rinvio a giudizio da parte dell’accusa.
Il gup tornerà in aula il prossimo primo marzo: in quella sede la parola passerà alle difese. Molti imputati, con ogni probabilità, chiederanno l’ammissione a riti alternativi quali il rito abbreviato o il patteggiamento. Gli 11 indagati accusati di associazione a delinquere di stampo mafioso, invece, dovrebbero affrontare un dibattimento in caso di rinvio a giudizio. La decisione del gup arriverà a fine marzo.
L’udienza è il naturale proseguio dell’operazione Bad Boys condotta dai carabinieri di Varese e coordinata dalla dda di Milano che, nel marzo scorso, ha smantellato la locale (letteralmente emanazione della ‘ndrangheta) detta «Lonate Pozzolo-Legnano». Perché proprio tra Lonate e Legnano (quindi tra basso Varesotto, con ramificazioni nel Gallaratese e nel Bustese e in tutta l’area circostante Malpensa, e l’Alto Milanese) secondo gli inquirenti si era radicata una feroce organizzazione criminale di stampo mafioso affiliata al clan carotano Farao-Marincola.
Il clan, il cui vertice sarebbe rappresentato da Vincenzo Rispoli, legnanese imparentato con i boss cirotani, scarcerato nel novembre scorso con provvedimento della Cassazione, era dedito a usura, estorsioni e rapine ai danni di numerosissimi artigiani e commercianti sia nell’area del Gallaratese che in quella dell’Alto Milanese. Tra i capi di imputazione compaiono anche lesioni, violenza privata, danneggiamenti ed incendi: ovvero i mezzi di pressione utilizzati dal locale per “convincere” gli esercenti a pagare il pizzo. Accanto a questi c’è anche l’accusa del tentato omicidio di Barbara Viadana, parabiaghese di 36 anni gambizzata in via Roma il 3 aprile 2007 mentre si trovava nell’agenzia immobiliare della sorella già coinvolta in altra indagine.
Nell’ordinanza di custodia cautelare, infine, si accenna anche agli omicidi di Cataldo Murano, Giuseppe Russo e Alfonso Murano, avvenuti tra Lonate e Ferno, e di Carmelo Novella e Aloisio Cataldo, consumati tra Legnano e San Vittore Olona. Nessuno degli indagati risponde però in questa fase dei delitti.

e.romano

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