Dopo la protesta, il dubbio: «Chi fomenta i migranti?»

C’è una regia “italiana” dietro le manifestazioni degli ospiti del centro di accoglienza KB di Gallarate?

L’ennesima quiete dopo l’ennesima tempesta. Come accaduto settimana scorsa, il giorno dopo le proteste in via Ranchet torna la pace. «Quanto durerà questa volta?» si chiede un vicino di casa.

Nel primo pomeriggio di giovedì, diciannove richiedenti asilo provenienti dal Gambia, ospitati nel centro gestito dalla KB srl (la società che in provincia di Varese si occupa della gestione dei profughi), hanno protestato ai bordi della rotonda di piazza Alcide Degasperi. Per esprimere il loro punto di vista riguardo ai trattamenti riservati loro dalla KB, hanno realizzato due cartelli, uno in italiano ed uno in inglese «Così tutti possono capire quello che viviamo ogni giorno» hanno affermato all’unisono i manifestanti. Qualche ora più tardi e dopo l’intervento del sindaco gli asilanti hanno fatto ritorno nella struttura di Madonna in Campagna: «Speriamo che qualcuno si decida ad ascoltarci» il commento dei ragzzi gambiani ripiegando i teli.

Il giorno dopo è anche quello in cui si cerca di fare il punto della situazione, di capire come siano realmente andati i fatti. Chi ha effettivamente realizzato gli striscioni? C’è qualcuno che manovra i gambiani? Le condizioni in cui vivono sono realmente quelle descritte? Questi sono alcuni dei quesiti a cui gli organi di competenza vogliono dare una risposta nel più breve tempo possibile.

Sul fronte dello striscione , legale della KB è convinto: «Dietro alla protesta c’è una matrice esterna – sentenzia – basta leggere con attenzione le frasi, gli errori sono voluti come se si volesse far credere che fossero loro gli autori».

È lo stesso legale a sottolineare che «alcuni di loro parlano inglese, qualcuno lo capisce ma in pochi sanno parlare in italiano». Insomma, c’è qualcosa che non quadra e, proprio per questo «da oggi (ieri) la KB mi ha rilasciato un mandato per indagini difensive – continua Pizzi – in questo modo potremo portare avanti le nostre indagini ed avviare gli accertamenti, poi passeremo tutto il materiale raccolto nelle mani delle autorità competenti».

Che sia stata una protesta spontanea o architettata a dovere («potrebbe essere l’idea di un competitor oppure di qualcuno mosso da motivi politici» ipotizza il legale della KB), un primo risultato i gambiani lo hanno attenuto. Il loro appello ha raggiunto chi di dovere: «La prefettura ascolterà le loro richieste – spiega l’avvocato Pizzi – l’obiettivo è di trovare, nel più breve tempo possibile la soluzione a quello che oggi è un problema». Come prevedibile c’è anche un “pegno” che i manifestanti devono pagare: «In questa fase di studio – conclude Pizzi – non devono peggiorare la loro situazione (per alcuni già precaria) e non devono essere fonte di un problema per le forze dell’ordine».

«Condivido l’ipotesi dell’avvocato della KB – dichiara Cassani – Credo che ci sia qualcuno che abbia fomentato i richiedenti asilo». In particolare, riferendosi ai fatti di giovedì: «Nel luogo della manifestazione erano presenti due persone (una 25enne ed un 21enne), di nazionalità italiana, già conosciuti dalle forze dell’ordine, frequentatori dei centri sociali e noti come Ultimi Mohicani». Gli agenti della Polizia Locale, avendo notato i due giovani che continuavano ad avvicinarsi ai manifestanti, hanno chiesto loro i documenti per fare degli accertamenti.

Se vi siano loro due dietro alla realizzazione degli striscioni e l’organizzazione della manifestazione è ancora da verificare ma, nel corso delle ore, come confermato dall’avvocato Pizzi «il sentore che sia una macchinazione è sempre più forte». Inoltre, come promesso durante la manifestazione, nella mattinata di ieri il primo cittadino ha contattato direttamente il Prefetto: «Mi ha rassicurato sul fatto che sta già vagliando l’ipotesi di allontanare i gambiani, ho informato di questo iter anche il legale della KB».

«Oggi non manifestiamo» racconta il gruppo di gambiani di rientro dalla preghiera del venerdì. E così è stato ma, non è stato un atto di gentilezza ma la conditio sine qua non per poter essere ascoltati questa mattina in commissariato a Gallarate. «Potremo spiegare il nostro punto di vista – evidenziano gli asilanti del Gambia che colgono l’occasione per rimarcare la loro posizione – Se all’interno del campo siamo in minoranza, come facciamo ad aver litigato da soli? Noi ci stavamo difendendo ma siamo stati puniti solo noi».

L’altra faccia della medaglia è rappresentata dai Nigeriani ospiti, quasi silenti dopo le ultime vicende: «Noi non siamo come ci descrivono, per noi non ci sono problemi – confida un asilante del Niger – Vogliamo stare tranquilli e non avere la polizia sempre davanti ai nostri cancelli come in questi giorni».

Presente alla manifestazione anche il consigliere di Fratelli d’Italia : «Mi auspico che non li spostino a Sciarè – afferma – è importante ridurre il numero di asilanti presenti nelle strutture, usando il modello di Exodus (cioè decentrandoli in piccoli nuclei) e farli lavorare».