Era mio padre. «Io segnai. E il Pedro pianse»

Gianni Rivera racconta per noi il suo scopritore, il sommese Franco Pedroni. Sabato il Golden boy sarà a Somma per presentare la sua autobiografia. Con La Provincia apre il cassetto dei ricordi

Ci sono storie che solo qualcuno può raccontare, e questa è una di quelle. Sabato mattina Gianni Rivera, un autentico mito vivente per i tifosi rossoneri e non, arriverà a Somma Lombardo per presentare “Gianni Rivera ieri e oggi – Autobiografia di un campione”, il libro che narra in prima persona la sua vita e in particolare la sua carriera. Un capitolo di quel libro è interamente dedicato a Franco Pedroni, il suo padre professionale ma anche il papà della nostra Alessandra. Che, solo per La Provincia di Varese, ha chiacchierato con Rivera prima del suo arrivo a Somma. Il dialogo tra una figlia e un “figlioccio” acquisito che abbiamo l’onore di condividere con voi lettori.

Il carattere è carattere e quello di mio papà, Franco Pedroni, in arte “Pedro”, poteva non essere facile, ma era di certo tenero. Sapeva commuoversi sul serio e in quella partita Alessandria – Napoli, in cui Gianni Rivera, anni 16, fece un gol stratosferico, il Pedro tradì l’emozione di un allenatore che in quel ragazzino aveva visto per tempo una promessa del calcio italiano. E ci aveva visto proprio giusto.

«Mi venne incontro per abbracciarmi e vidi bene una lacrima sul suo viso», racconta lo stesso Rivera. «Io lo sentivo, lo sapevo e non solo nel momento preciso di quella partita: era contento di avermi scelto, di aver puntato su di me. Gli sono molto grato di aver creduto nelle mie possibilità fin da subito. Mi riteneva insostituibile. Io, ragazzino di 16 anni, che il 2 giugno del 1959 giocai per la prima volta in serie A contro l’Inter in un ruolo nuovo per me, quello di centravanti, ero già diventato insostituibile. Diceva Pedroni: “Se non gioca lui, non gioca nessun altro”. Era forte, deciso».

Ricordi e aneddoti non solo dell’esordio su un campo di calcio di Gianni Rivera saranno il sale dell’evento in programma sabato 29 ottobre a Somma Lombardo quando il golden boy, bandiera del Milan dagli anni ’60, verrà a fare onore alla memoria di Franco Pedroni che lo lanciò nel pallone passando per visionario. «Ho giocato per la prima volta in serie A a 16 anni, ma lui mi aveva fatto già giocare un anno prima, a 15 anni, nel 1958, in un’amichevole dell’Alessandria contro una squadra svedese. Stavo per andare a cambiarmi con i ragazzi della mia età per gli allenamenti quando mi sono sentito dire che sarei dovuto andare in campo con la prima squadra».

A quel tempo, quello di mio papà era un ruolo anomalo: calciatore e allenatore. Impensabile ora. Pazzerello come lui, allora.

«Un ruolo speciale», lo definisce Gianni Rivera ben contento di venire nella città dei Tre Leoni a raccontare un pezzetto di storia del calcio, quella fatta di polvere, fatiche, scarpe della festa, sogni ancora da desiderare e di un allenatore severo che «sapeva essere paziente, ma si faceva prendere la mano dal carattere forte». Tornare a Somma «fa specie ed è importante», aggiunge Rivera. «Somma Lombardo non è il mio paese, era quello di Franco. Venendo qui in passato ho potuto rendermi conto della sua vita perciò tornare è toccante, sebbene io non sia un tipo che si emoziona molto».

Sabato alle 11, in sala polivalente (ingresso libero) si farà una chiacchierata con il pallone d’oro Rivera, con la partecipazione del giornalista (milanista) Federico Delpiano, pensando al mio papà (non solo mio), professionista della serie A d’altri tempi al quale è stato dedicato un campo di calcio della città. Lui ringrazia portando lustro alla sua Somma con la presenza del suo pupillo.

Cinque giorni prima dell’esordio, a maggio del ’59, il provino a Linate di Rivera lo portò ad essere in comproprietà tra Alessandria e Milan e a fine stagione del 1960, passate anche le Olimpiadi, Gianni lasciò la maglia dei Grigi per indossare quella rossonera: un anno e una partita ad Alessandria, 19 anni al Milan. Complice quell’elemento di un Pedroni a cui è sempre piaciuto guardarsi attorno e sorprendere tutti, vivendosi appieno la vita. Fino al punto di diventare il titolo di un capitolo dell’autobiografia di Gianni Rivera che sabato verrà presentata al pubblico. Mentre la nuova Sommese calcio, che gioca sul campo Pedroni, potrà contare su un padrino d’eccezione.