Il Tar annulla l’ordinanza del comune di Gallarate sull’accoglienza dei richiedenti asilo

Cassani: «Abbiamo fatto di tutto per difendere il provvedimento. Troveremo un’altra strada per far valere le nostre ragioni»

«A quanto pare non è bastato allegare le prescrizioni e le relazioni del Comune sulle segnalazioni dell’Arpa in riferimento allo stato dei locali in cui si preparava da mangiare in alcuni centri, le segnalazioni della Provincia che indicavano come non era stato fatto l’allacciamento alla rete fognaria e non è bastato nemmeno il caso di malaria accertato su un cittadino italiano ed uno caso sospetto di febbre per dimostrare la validità del nostro provvedimento». Così

il sindaco Andrea Cassani commenta la sentenza del Tar che prevede la sospensione in maniera cautelare dell’ordinanza adottata il 18 agosto, in attesa della discussione nel merito calendarizzata al 23 maggio 2018. Secondo la delibera gallaratese, i proprietari degli immobili devo preventivamente informare l’amministrazione comunale la sottoscrizione di accordi che prevedono l’ospitalità di richiedenti asilo. Ma come mai è stata concessa la cautelare? Due sono i motivi a cui il Tar fa riferimento il “Fumus boni iuris”, ossia la parvenza di un buon diritto ed il “Periculum in mora” ovvero il pericolo di ledere il diritto di qualcuno arrecando un danno. Nel primo caso, «il timore dei giudici è che le restrizioni imposte dall’ordinanza non siano congrue con ipotetiche indagini che attestino una reale situazione di pericolo» spiega Cassani. Per il primo cittadino vi sono dubbi anche sul secondo punto « a riguardo, non mi sono giunte segnalazioni anche perché nessuno ha avuto ripercussioni negative ma seguito dell’interruzione dell’ordinanza». Ed ora? «A mio avviso non cambia nulla, potrei anche revocare l’ordinanza ma» precisa l’esponente leghista «come definito ad agosto, dal 1 gennaio 2018 non sarebbe comunque più in vigore». La decisione del Tar quindi arriverebbe a cinque mesi di distanza dalla scadenza dell’ordinanza. «Vuol dire che non ci sarà una discussione nel merito» continua Cassani che evidenzia «A questo punto come sindaco non sono più tenuto a sapere né quanti sono i richiedenti asilo sul territorio cittadino né dove sono dislocati». «Abbiamo ritenuto che il nostro provvedimento fosse valido, il Tar ha deciso diversamente» continua il numero uno di Palazzo Borghi «prendiamo atto che le “buone” ragioni della Prefettura di Varese e del Ministero hanno prevalso sulle ragioni della nostra amministrazione». In poche parole, «I sindaci non hanno potere» continua il capo della giunta di centrodestra «l’unica cosa che possiamo fare è sperare che cambi al più presto il governo e che il nuovo esecutivo si occupi della situazione dei richiedenti asilo». Quindi tutto finito? «Abbiamo fatto di tutto per difendere il provvedimento» conclude Cassani «troveremo un’altra strada per far valere le nostre ragioni».