Democrazia da rispettare anche quando non piace

L’editoriale di Andrea Aliverti dopo le polemiche scoppiate sull’esito delle votazioni per l’uscita della Gran Bretagna dall’Europa

Cosa pensereste se a Varese, o a Gallarate, qualcuno degli sconfitti alle urne iniziasse ad invocare la ripetizione del voto per il sindaco, sostenendo che chi ha messo la “ics” sulla scheda elettorale per eleggere Davide Galimberti, o Andrea Cassani, era disinformato, ignorante, preda di paure irrazionali o peggio pensava al proprio interesse generazionale in contrasto con quello dei propri figli? Lo prenderemmo tutti, giustamente, per pazzo. Ma è quello che sta accadendo, incredibilmente, dopo il referendum sulla cosiddetta “Brexit”, che ha decretato la volontà del popolo britannico di uscire dall’Unione Europea. Tra chi parla di “abuso di democrazia” e chi invoca un “esame di cittadinanza” per gli elettori, emerge l’idea che far esprimere liberamente il popolo, in alcuni casi, ovvero quando il popolo non la pensa come dovrebbe secondo i parametri del politicamente corretto o del “mainstream” culturale, in fondo sia eccessivo, persino pericoloso.

Figuriamoci cosa succederà se, democraticamente, dovessero vincere le elezioni il “mostro” Donald Trump negli Usa o il “cattivo” Front National in Francia…Eppure il quesito in Gran Bretagna (“remain” o “leave”) era semplice, più di quello sulla remunerazione del capitale investito dal gestore del servizio idrico fino al 7% del referendum sull’acqua pubblica. Nessuno a chiedersi se forse più che Cameron, trionfatore alle elezioni solo un anno fa, non sia proprio questa Unione Europea, così lontana dal popolo, ad essere stata sonoramente bocciata. Chi pretende che l’esito di quel voto non vada bene fa solo come quei ragazzi dell’oratorio che portavano via il pallone quando perdevano.