«La verità sotto le nostre maschere»

L’intervista - I Tre Allegri Ragazzi Morti (diventati cinque) domani sera a Cassano. Con un Jova in più nel disco nuovo

«Mi definirei un soldato, sì, un soldato di un esercito dove le armi sono matite e strumenti musicali. Un soldato che combatte per la libertà, per l’esistenza delle diversità, delle realtà specifiche, un soldato che combatte contro la speculazione sulle persone. Perché ogni cosa che si fa ha un valore politico. Sono un soldato pieno di ferite».
A 24 ore dal “concertone” al Woodoofest di Cassano Magnago , cantante dei Tre Allegri Ragazzi Morti, racconta lo show: «Saremo

in cinque e non più in tre e il concerto sarà grandioso e spettacolare». Parlerà di “Inumani”, l’ottavo album della band di Pordenone (il gruppo oltre a Toffolo conta e ), che vede diverse collaborazioni. A partire da quella con Jovanotti: «Lorenzo è uno che si guarda molto in giro e siamo stati felici di poter lavorare insieme a lui» spiega Toffolo. Che aggiunge: «Come noi si lascia contaminare e l’esperienza è stata positiva. Abbiamo aperto il suo tour negli stadi nel 2013 ottenendo un buon successo». Jovanotti interviene sul finale di “Persi nel telefono”, «un testo cinico, io non giudico osservo soltanto la distrazione che mi sta intorno» aggiunge Toffolo. E “In questa brande città. (La cumbia)”, viaggio tutto nel cuore di Milano, corso Buones Aires.
Milano è una delle città in cui Toffolo ha scelto di stare «perché ha quel profumo di libertà che non hanno altri posti, mi piace anche quel senso di solitudine che a volte si prova qui». Nell’album ci sono altre collaborazioni importanti: da a fino a . «È un album corale» dice Toffolo. Un album evento che i fan attendevano da tre anni. «Sono le maschere – sorride Toffolo – È il fatto di non aver mai mostrato il nostro volto. Crea curiosità ed aspettativa».
I Tre Allegri Ragazzi Morti indossano maschere sempre. Contro la mercificazione della loro immagine da parte dei media. Nel 1994, quando iniziarono, furono idoli per questo. Oggi Toffolo dice: «Sono parte di noi. Ancora crediamo in quel principio». Toffolo è un celebre fumettista cresciuto alla scuola Zio Feininger, quella di Andrea Pazienza e Lorenzo Mattotti a Bologna. Quelle maschere le disegnò lui. Più di 20 anni fa. «Non è cambiato nulla – spiega – ancora crediamo che la mercificazione dell’immagine dell’artista sia un errore. E quella scuola a Bologna fu pazzesca. Una sorta di bestemmia. Io scrivo e canto: devi ascoltarmi, non guardarmi».
Questo dicono sia il loro anno. «Dicono» borbotta Toffolo, detto El Tofo. I primi due singoli estratti dall’album, uscito a maggio e pubblicato da La tempesta dischi (etichetta fondata dai Tarm), stanno girando parecchio su circuiti poco battuti per i ragazzi sino ad ora. Radio nazionali, Virgin, 105, Rtl, per dirne alcune, stanno passando i loro pezzi. «E di questo siamo felici e grati» dice Toffolo. “Inumani” viaggia parecchio. Un album molto suonato: un album evento. Come spettacolare promette di essere il concerto. «Eseguiremo cover che non suonavamo più da anni – dice Toffolo – una sorpresa. Un concerto davvero grandioso. Siamo 5 allegri ragazzi morti sul palco».
Ultima domanda: perché Cassano Magnago? Dopo un disco con Jovanotti ospite, come mai la scelta della provincia? «Perché noi siamo la band provinciale per definizione. Lo siamo sempre stati. Siamo fieri e felici di questo. Non potremmo raccontare certe cose altrimenti. Sono le cose minori che scorgiamo ad ispirarci». Gente che non si stacca dal cellulare? «Anche. Veniamo dalla provincia. E siamo felici di poterla osservare». Senza essere provinciali. «Questo non lo so. Sta agli altri dirlo. In ogni caso non ci disturba. E… Cassano: stiamo arrivando».