Quando lo Stato va oltre il dolore. «Era morto. E indagato per diserzione»

Tollis e la cartolina del militare ricevuta nel 2000. «Solo tre anni dopo chiusero il fascicolo»

«L’assurdità dello Stato italiano. Due anni dopo la scomparsa di Fabio, con denuncia già presentata e solleciti alle indagini già più volte presentati, arrivò a casa la cartolina per la chiamata alla leva militare. All’epoca obbligatoria». Lo dice con un sorriso quanto mai amaro Michele Tollis, il padre di Fabio, ucciso nel gennaio 1998 a soli 16 anni, insieme all’amica Chiara Marino, dalle Bestie di Satana. Ieri era presente al fianco di Silvio Pezzotta, il padre di Mariangela altra vittima del gruppo, alla nona edizione del trofeo di handbike “Mariangela con noi” svoltosi ieri a Somma Lombardo.

Tollis racconta l’epilogo ancora più assurdo di quella cartolina per la leva. Quando arrivò a casa Tollis Fabio era morto da due anni: suo padre da anni lo cercava disperatamente indicando anche agli inquirenti milanesi che si occupavano all’epoca delle indagini che la soluzione della misteriosa scomparsa era da ricercarsi in quel gruppo di amici e conoscenti del figlio che si rivelarono poi essere le Bestie di Satana. «Aprirono un fascicolo per diserzione a carico di Fabio – spiega papà Tollis – fascicolo archiviato soltanto nel 2003 quando Fabio era scomparso da 5 anni e un anno prima di sapere poi davvero cosa era successo».

Tollis chiude con un ricordo: «Sino a 19 anni fa a casa era il paradiso. C’era armonia. Tre figli, due che già lavoravano, Fabio il piccolo, il più vezzeggiato che andava bene a scuola. Di quel periodo, di lui conservo ogni cosa anche se qualcuno dice che non serve a niente. Ma per me non è affatto così».