Sei donne gallaratesi alla conquista del mondo

Dagli abiti cuciti in cantina alle montagne di libri: esempi a tinte rosa di forza, caparbietà e successo

Si dice spesso che le donne abbiano una marcia in più e che possiedano la capacità innata di trovare la forza per non arrendersi mai neanche davanti alle più grandi avversità. A Gallarate le donne non solo dicono ma fanno e realizzano grandi progetti e alcune di loro sono state inserite nel libro “Le donne che fecero l’impresa” (ed. del Loggione), curato da due donne Katia Brentani e Sara Magnoli e scritto da sole donne. Un libro in rosa tra le cui pagine si può scoprire come il mondo della creatività, della moda e dello sport siano costellati di grandi nomi femminili.

Edda Paracchini aveva un sogno a cui non ha mai smesso di credere, e ha trasmesso ai suoi figli la stessa passione. Oggi, a più di 60 anni di distanza lo stile e l’eleganza del marchio Parah sono inconfondibili e famosi in tutto il mondo. «Ho passato la mia vita circondata da cartamodelli, pizzi e merletti – racconta la figlia Simona Piazzalunga – per me è stato naturale continuare questa tradizione». Una storia nata nella cantina della loro casa dove la mamma Edda ha iniziato a disegnare e cucire i primi capi. «Il cuore pulsante della nostra attività è a Gallarate perché tutto è nato qui ed è da qui che continuiamo a realizzare le nostre linee. Siamo 100% Made in Gallarate».

«La nonna Assunta è stata una donna dal forte temperamento, tenace, infaticabile, intraprendente e operosa. Non ha mai vantato imprese clamorose ma ha lavorato duro per la sua famiglia e, grazie al suo amore per il bello e per l’arte, il suo impegno ha avuto grande influenza sulla vivace vita gallaratese» scrive Laura Giuliani, autrice del racconto su Assunta Lucioni. Una donna che ha sempre sostenuto il marito Angelo Bianchi nelle sue attività imprenditoriali: la più famosa è la Casa Musicale Bianchi fondata nel 1918. Nel 1945 inaugura la Galleria Angelo Bianchi, in memoria del marito, uno spazio dove gli artisti possono esporre le proprie opere e dove viene concepito il Premio Nazionale Arti Visive Città di Gallarate.

Vulcanica e intraprendente è stata Luisa Parasacchi che un giorno un po’ per gioco ed un po’ per sfida ha creato Ludesign. «Determinazione, impegno e rispetto sono gli insegnamenti che mio padre mi ha trasmesso – racconta Luisa – ma soprattutto la fiducia e la stima che ha sempre riposto nelle mie capacità mi hanno consentito di lavorare in piena autonomia dando sfogo alla mia creatività senza però dimenticare l’importanza di una oculata gestione aziendale». All’inizio non è stato facile, «ho dovuto rendere concreta la mia idea», trasformare in realtà quell’oggetto fino a quel momento immaginato scegliendo i materiali, i tessuti ed ovviamente le strategie di marketing. Dopo tanto progettare eccola, la prima linea delle Bo.Bi finalmente è pronta. Ora non si scherza più e il successo non si fa attendere.

«È più forte di me, non riesco a smettere di pensare ai luoghi che potrei arredare». Arrivano anche proposte di collaborazione uniche come «progetteremo una linea ecosostenibile in collaborazione con un noto designer».

Per i gallaratesi la libreria Carù è un’istituzione e lo si deve ad una donna, Adriana Duchini. «Lei amava i suoi libri, non riusciva ad allontanarsi da loro nemmeno un giorno – ricorda Anna Crestani, la nuora che oggi gestisce la libreria – Fin da piccola mi piaceva leggere e quando sono venuta qui con lei per la prima volta, ho trovato la mia casa ideale».

Non una semplice libreria ma un luogo in cui la lettura, la musica ed il cinema si fondono e si compongono: «È ciò che ci rende unici, è un mondo che custodiamo gelosamente». Il team che mantiene vivo Carù Libri è tutto al femminile. «Certo, noi abbiamo una marcia in più». Nel tempo c’è stata anche un’evoluzione: «abbiamo aperto il bookshop all’interno del Ma*Ga, uno spazio dove poter invitare gli autori e dare ai giovani la possibilità di scoprire il mondo dei libri».

«La passione per la danza è stata il punto fermo della mia vita – confida Cinzia Puricelli direttrice della Scuola di Danza Proscenium – per questo il passaggio da ballerina ad insegnate è stato naturale». Dalle sue parole si percepisce quanto lavoro, studio e dedizione ci siano dietro ad un balletto. E si sa, tutto parte dalla sala prove : «Per me insegnare è un’azione complessa, ci sono molti fattori da tenere in considerazione: la didattica, l’aspetto psicologico, tecnico e medico – continua – Vuol dire anche trasmettere l’amore per questa disciplina». C’è una cosa che la emoziona davvero, ovvero «vedere un mio allievo felice quando danza soprattutto sul palcoscenico. Sono orgogliosa di loro e sapere che riescono a raggiungere alti livelli mi riempie di gioia. Quest’anno festeggiamo, i 50 anni di attività e stiamo organizzando due eventi molto importanti». Una storia ancora tutta da scrivere.

«Ma lei non aveva bisogno che le si dicesse cosa vedere. Lei vedeva specchi dove c’erano pareti vuote, armadietti nei locali spogli, e poi attrezzi, travi, corde, sbagli, sentiva l’eco della respiri corti, l’umidità della stanza, carica del calore dei corpi in movimento» scrive Stefania Visentini quando racconta di Patrizia Crespi.

Patrizia non è una donna come le altre, le piace il calcio tanto da seguire un corso da direttore sportivo calcistico. Per lei c’è una sola squadra, la Gallaratese. Una donna dallo spirito forte e combattivo che dal 1989 gestisce la palestra della Società Gallaratese, nonostante i pregiudizi, la mentalità a volte ristretta e le avversità. Con lei, la Gallaratese si rafforza, cresce con riconoscimenti ad alti livelli per i suoi atleti e ginnasti come, ad esempio, i campioni italiani di kick boxing.

I prossimi appuntamenti per scoprire queste storie non mancano: domenica 12 marzo alle 18.30 presso Proscaenium e venerdì 7 aprile alle 18.30 all’Istituto Falcone.