Smog e traffico. Sul nostro corpo hanno effetti pesanti e gravi

Pubblicato sull’European Heart Journal: monitorata per 9 anni la salute di 41mila persone in 5 Stati

Il dubbio circola da anni, ma ora sembra quasi una certezza: vivere in zone altamente trafficate aumenta i rischi per il cuore. Esiste infatti una sorta di ipertensione da smog e traffico, un aumento cronico della pressione che nelle aree più inquinate avrebbe effetti paragonabili a quelli dell’obesità, uno dei principali fattori di rischio per patologie cardiocircolatorie.
A sostenerlo è uno studio pubblicato sull’European Heart Journal, che per nove anni ha monitorato la salute di oltre 41mila persone in cinque nazioni europee, alla ricerca di un legame tra traffico e ipertensione.

Già da una quindicina di anni in effetti la ricerca ha iniziato a mettere in luce un legame tra l’inquinamento prodotto dai veicoli e l’aumento di incidenza di malattie cardiocircolatorie. E in particolare, di ipertensione. «Alcuni studi avevano già dimostrato un’associazione tra ipertensione ed esposizione persistente, lavorativa o residenziale, all’inquinamento da traffico veicolare – spiega Ernesto Burgio, presidente del Comitato scientifico di ISDE (International Society of Doctors for Environment)- Ma non solo, perché la lista delle patologie collegate all’inquinamento

comprende anche disfunzione endoteliale (in pratica infiammazione delle pareti arteriose) e aterosclerosi, infarti, trombosi, ictus, patologie neurodegenerative come Alzheimer e del Parkinson». La novità della nuova ricerca è che si tratta della più ampia mai realizzata: 41mila pazienti, arruolati in centri di ricerca in Norvegia, Svezia, Danimarca, Germania e Spagna.I partecipanti, tutti sani all’inizio dello studio, sono stati monitorati per un periodo di nove anni. Al termine dello studio i ricercatori hanno stabilito quanti di loro (circa il 15%) avevano sviluppato problemi di ipertensione, confrontando poi i risultati con i livelli di particolato (le polveri sottili) registrati nelle loro aree di residenza, e con le misurazioni dell’inquinamento acustico (il rumore prodotto dalle autovetture). E per entrambi è emerso un chiaro collegamento con la pressione alta: nelle aree più trafficate e inquinate, ogni 100 persone l’ipertensione ne colpisce circa una in più (in un determinato gruppo d’età) rispetto a quanto avvenga nelle zone tranquille. Per ogni aumento di 5 microgrammi per metro cubo di Pm2.5 (il particolato ultrafine di dimensione inferiore ai 2,5 micrometri), hanno calcolato i ricercatori, il rischio di ipertensione cresce di oltre un quinto. Anche per l’esposizione cronica al rumore del traffico, ed è la prima volta, è emersa una correlazione chiara e misurabile: nelle strade più rumorose, dove la notte in media il rombo di macchine e motori supera i 50 decibel, i residenti hanno un aumento del 6% del rischio di sviluppare ipertensione, rispetto a chi vive in aree tranquille (meno di 40 decibel di rumore notturno).
I dati raccolti dallo studio hanno permesso inoltre di valutare i livelli di particolato che determinano un aumento di rischio per l’ipertensione.
Purtroppo, avvertono gli autori dello studio, si tratta di quantità ben al di sotto di quelle raccomandate dagli standard europei per l’inquinamento atmosferico.