Che cosa sapeva Cosentina? Ieri il direttore torchiato per ore

Caso Saronno. Il lungo interrogatorio potrebbe far pensare ad un ruolo cruciale del dirigente sanitario

Sono proseguiti anche ieri pomeriggio in Procura a Busto Arsizio gli interrogatori dei medici coinvolti a vario titolo nella maxi indagine sulle morti sospette in corsia all’ospedale di Saronno.

Ieri è stato il turno del direttore sanitario (ora sta ricoprendo lo stesso incarico a Seriate) Roberto Cosentina. Il dirigente sarebbe stato ascoltato dagli inquirenti per diverse ore. Il fatto che sia rimasto così a lungo sotto torchio lascia presupporre che il direttore abbia un ruolo cruciale all’interno dell’inchiesta.

Cosentina, in effetti, all’epoca dei fatti nel 2013 aveva presieduto la commissione medica che avrebbe dovuto fornire delle risposte rispetto alle segnalazioni avanzate dagli infermieri, i quali avevano espresso le loro preoccupazioni sul trattamento farmacologico cui erano stati sottoposti i pazienti dal medico Leonardo Cazzaniga, ora in carcere.

L’interrogatorio fiume di ieri pomeriggio potrebbe aver fornito informazioni importanti agli investigatori, anche se per il momento non è stato fatto trapelare nulla. Il dirigente potrebbe aver riferito anche rispetto ai lavori della commissione, all’interno della quale aveva rivestito un ruolo chiave.

«Il trattamento effettuato – aveva scritto il presidente della commissione Roberto Cosentina, nella sua risposta scritta inoltrata agli infermieri che avevano denunciato il “Protocollo Cazzaniga” – nei casi esaminati è stato prescritto da un medico esperto e in possesso di idonee specializzazioni all’uso dei farmaci utilizzati.

La particolare esperienza e qualificazione del medico, nonché la destinazione prevalente ad attività nell’area dell’urgenza/emergenza di Pronto Soccorso (codici rossi) giustifica la maggiore esperienza e orientamento all’utilizzo di farmaci a dosaggi terapeutici elevati. Il trattamento effettuato ha utilizzato, in ogni caso, farmaci che rientrano tra i quelli di categoria pericolosa e con dosaggi non comuni. Non si ravvede un comportamento in modo chiaro e inequivocabile discordante il codice etico e deontologico professionale o, peggio, che possa far ravvisare delle responsabilità dirette sull’esito dei casi trattati».

Che cosa sapeva il direttore sanitario del “Protocollo Cazzaniga”? Potrebbe essere girato attorno a questo interrogativo, l’interrogatorio fiume al quale ieri è stato sottoposto in Procura, o magari potrebbe aver riferito anche altre circostanze che però al momento restano secretate nei verbali.