I bambini di lei affidati ai servizi sociali. Lui ha chiesto un libro da portare in cella

Nei prossimi giorni via agli interrogatori. La difesa: «È molto scossa»

Il “Dottor Morte” e “l’infermiera killer”, come sono stati ribattezzati, per i fatti dell’ospedale di Saronno, Leonardo Cazzaniga e la compagna Laura Taroni, vivono nella Bassa Comasca, a Rovellasca e a Lomazzo. I carabinieri li hanno arrestati a casa a Lomazzo, l’infermiera, e in ospedale ad Angera, dove nel frattempo è stato trasferito il medico, Leonardo Cazzaniga. Chi lo ha visto ieri mattina tra le corsie dell’ospedale al momento del fermo dei carabinieri , lo ha descritto bianco come un cencio.

Non avrebbe detto una parola, avanzando solo la richiesta curiosa di essere accompagnato in ospedale a Saronno per recuperare da un armadietto un libro di filosofia greca da portare con sé in carcere. A Lomazzo, invece, i carabinieri, prima di arrestare l’infermiera 40enne, hanno preso in custodia i due figli di lei e dell’ex marito Massimo Guerra, affidandoli ai servizi sociali del Comune di Lomazzo. Mentre i colleghi di Lomazzo accompagnavano i due bambini di 9 e di 11 anni in Comune, quelli di Saronno hanno effettuato una minuziosa perquisizione all’interno dell’abitazione di via Lombardia. «Era molto scossa – ha raccontato l’avvocato Monica Alberti, legale di fiducia del Foro di Varese – c’è stato un primo contatto. Prima di decidere con l’assistito come muoverci dovrò leggere le carte dell’ordinanza».

Nei prossimi giorni, tra domani e venerdì, l’infermiera dovrebbe essere sottoposta a interrogatorio. Le indagini, scattate nel giugno del 2014, grazie a una denuncia da parte di un’infermiera, erano state portate avanti dal Nucleo Operativo dei carabinieri di Saronno, coordinato dal Capitano Giuseppe Regina. Nell’ottobre del 2015 è stata disposta una consulenza medico-legale collegiale: ai consulenti è stato chiesto di esaminare otto casi trattati dal medico del pronto soccorso. In quattro casi gli esperti avrebbero fatto emergere una somministrazione inappropriata: «Il nesso di casualità – fanno sapere gli investigatori – fra tale somministrazione e la morte dei pazienti è stato accertato con elevata gravità indiziaria». Anche altri casi sono finiti sotto la lente di ingrandimento della Procura: «è stata accertata la somministrazione incongrua dei farmaci ma non è stato possibile escludere che il paziente tenuto conto delle sue condizioni di salute sarebbe morto comunque».