Scoppetta ai domiciliari? In cinque giorni la risposta

La Procura, dopo la richiesta di arresto negata dal gip, ha fatto ricorso al tribunale del Riesame

È durata circa due ore l’udienza in camera di consiglio davanti al tribunale del Riesame di Milano nella quale si è discusso della richiesta avanzata dalla Procura di Busto Arsizio di disporre gli arresti domiciliari per Nicola Scoppetta, l’ex primario del pronto soccorso di Saronno, indagato per omessa denuncia e favoreggiamento nell’ambito dell’inchiesta sulle morti in corsia in ospedale a Saronno.

Inchiesta condotta dai carabinieri della Compagnia di Saronno, in collaborazione con la Procura di Busto Arsizio, che ha portato all’arresto di Leonardo Cazzaniga, accusato di omicidio volontario per la morte di quattro pazienti, e della compagna Laura Taroni, accusata di omicidio in concorso con Cazzaniga per la morte del marito Massimo Guerra. La Procura di Busto Arsizio ha deciso di rivolgersi al Riesame dopo che il gip di Busto Arsizio, Luca Labianca, aveva respinto la prima richiesta di sottoporre Scoppetta ai domiciliari.

Ieri tra mezzogiorno e le 14 a Milano al Riesame la Procura di Busto Arsizio ha ribadito le motivazioni per cui a suo avviso Scoppetta dovrebbe essere sottoposto alle restrizioni del caso. Scoppetta deve rispondere di omessa denuncia e favoreggiamento, ma è sul secondo capo di imputazione che la Procura di Busto Arsizio ha costruito la richiesta davanti al Riesame.

Una posizione sulla quale il punto di vista della difesa è completamente diverso. Lo ha ribadito il legale che assiste Scoppetta, Massimo Pellicciotta del Foro di Milano: «Abbiamo sostenuto che non esistono esigenze cautelari e neppure elementi per poter sostenere la sussistenza del reato contestato». Nel caso specifico il riferimento è al presunto favoreggiamento.

Entro cinque giorni il tribunale dovrebbe pronunciarsi nel merito della richiesta dei domiciliari sollevata dalla Procura. Al momento l’ex primario è libero e sarebbe stato ricollocato in un ufficio del Gallaratese.

Appuntamento con il Riesame ieri anche per i due arrestati per i quali sono state discusse questioni marginali: tecnicismi che si fatto non muovono la faccenda giudiziaria di un granchè. La Procura si è rivolta al Riesame per presunti reati di falso in concorso per il Cazzaniga.

Per quanto riguarda la Taroni in ballo c’era anche una faccenda di presunte lesioni personali cagionate al marito: reati configurabili con i ricoveri in ospedale di Massimo Guerra. «Si tratta – ha spiegato l’avvocato Monica Alberti, difensore della Taroni – di reati di scopo e satelliti rispetto eventualmente al reato ipotizzato più grave che è l’omicidio». La donna, in carcere a Como, ha fatto ieri un rapida comparsa a Milano: è una donna provata dai due mesi di detenzione, ancor più prostrata dal fatto che in tutto questo periodo non ha avuto il modo di incontrare i propri figli.