A Londra per conoscere il vino

Alessio Gatti conduce da un lustro la sua Bottega, meta di tantissimi appassionati dell’alta qualità

C’è un luogo incredibile, in via Rodari al 16, sopra il Vivirolo, da cui la vista su Belforte è mozzafiato: qui Alessio Gatti da un lustro conduce la Bottega del Vino, meta di tanti appassionati varesini del buon bere e della convivialità. Alessio ha compiuto ieri, venerdì 17 marzo, 28 anni ed è, in realtà, a Varese solo per pochi giorni per festeggiare con la sua famiglia: lunedì ripartirà alla volta di Londra, dove sta formandosi come trainer sommelier in uno dei templi della ristorazione europea: lo Sketch di Pierre Gagnaire a Mayfair,

nel pieno centro della capitale britannica. Nativo di Vedano Olona, è figlio d’arte, perché i genitori possedevano un’enoteca a Cavaria: per dirla tutta il padre, Roberto Gatti, è un ex calciatore del Varese. «Sono cresciuto affiancando i miei genitori, finito il liceo» spiega «e appassionandomi al loro mestiere: poi, con il loro aiuto, nel 2012 ho aperto questa attività tutta mia, dopo aver seguito i corsi canonici per sommelier dell’AIS all’Hotel Palace». Anche la mamma Cristina lo aiuta come ha sempre fatto con il marito: la famiglia Gatti è attiva nella ristorazione da sempre, e prima del Vivirolo il ristorante “La Vineria” in via Ravasi era loro.

«Ho scelto questa “base” perché si trova in una zona popolosa e con un bel parcheggio, ed è anche facilmente raggiungibile. Il nostro lavoro è semplice: cerchiamo di offrire un prodotto di qualità con un prezzo accessibile a tutte le tasche, selezionando i produttori». Il lavoro del vino sfuso si svolge per il 90% alla spina: così, a costi decisamente popolari, arrivano a portarsi via casse di vino da tutta la città e da fuori, persino dalla Svizzera. Sono tanti i vini alla spina, e fra questi c’è un bianco vivace veneto, il Centoscalini, che gli anziani del posto hanno rinominato “Centbasei”, alla bosina: il vino immancabile nelle feste di quartiere e che è stato adottato dal comitato genitori negli eventi legati alle scuole. «E non è nemmeno dei migliori – si schermisce Alessio – ma in effetti è ormai popolarissimo fra coloro che scelgono un vino leggero per pasteggiare». Nell’enoteca ci sono due tavoli con i quotidiani locali, dove i clienti si siedono per aspettare il proprio turno: prendendo l’aperitivo nascono amicizie. «Arrivano alle orecchie i discorsi più stravaganti: discussioni politiche ma anche scambi di opinioni su quello che succede a Varese. È una sorta di ritrovo, la mia enoteca, dove non c’è fretta di uscire: arrivano famiglie intere a scegliere il vino quotidiano e a portarsi via le casse, mentre la clientela giovane è più orientata sulle etichette. Fra queste, ho deciso di tenere sempre qualche bottiglia della cantina di Morazzone perché ritengo giusto che una delle poche enoteche cittadine abbia qualche bottiglia del maggiore produttore varesino: bisogna promuovere le nostre tipicità».

In quest’anno sabbatico che Alessio si è preso per studiare il fenomeno del vino in maniera più approfondita, i suoi genitori conducono per lui l’Enoteca. «Sto studiando per il WSET, la certificazione di sommelier internazionale: un corso che va a potenziare la mia figura professionale, quella del sommelier… in divenire. Perché c’è tantissimo da imparare sulla materia enologica e la mia ricerca è appena iniziata».