A processo per insulti ai Servizi sociali. Ma viene prosciolto dopo la prima udienza

L’uomo, un 64enne varesino, era finito sotto indagine dopo una serie di frasi pubblicate su Facebook

– Insulti e minacce ai Servizi Sociali varesini e a dei generici dormitori per senza tetto rei di lasciare i posti «ai negri»: la procura chiede il rinvio a giudizio per istigazione a delinquere. Ma il gup Anna Giorgetti proscioglie il verbalmente violento sessantaquattrenne varesino.

«Incontestabile l’istigazione a delinquere – ha spiegato l’avvocato Corrado Viazzo, difensore dell’indagato – erano affermazioni generiche, non contestualizzate ne dirette contro persona precisa. Nessuna istigazione a commettere un reato nei confronti di terzi, poiché non vi era alcuna indicazione precisa».

I fatti risalgono al settembre 2016. L’uomo, varesino di 64 anni, senza fissa dimora e dunque senza un posto dove poter dormire, si è reso protagonista di un discutibile sfogo affidato alla pagina Facebook Canne Mozze, che lui segue. Tra le frasi finite all’attenzione della procura di Varese c’è n’è una emblematica: «ai servizi sociali. Di via Orrigoni. Stanno buttando fuori dai dormitori tutti gli italiani per fare posto ai negri. Così prendono i soldi dalla comunità europea e i poveri italiani… spacchiamo. Spacchiamo qualche testa… io ho già in mente chi deve pagare. E pagherà. Ricordatevi che questa associazione è stata creata per la gente bisognosa italiana».

Per la procura i contenuti dello scritto, oltre che razzisti, sono minacciosi e istigano a delinquere con quel «spacchiamo qualche testa. Io ho già in mente chi deve pagare».

Ieri mattina il pubblico ministero Luca Petrucci ha chiesto il rinvio a giudizio del sessantaquattrenne. Il giudice per l’udienza preliminare ha invece prosciolto l’indagato. Nessuna istigazione a commettere un preciso reato contro qualcuno. Nessuna indicazione temporale su dove il reato si sarebbe dovuto consumare ne sulla metodologia da utilizzare affinchè l’illecito fosse consumato. Istigazione troppo generica e il giudice ha prosciolto l’indagato. Non è stato possibile nemmeno denunciare il senza tetto, che pure ha accesso ai social network, per diffamazione.

Anche in questo caso l’uomo non ha indicato un soggetto preciso.

I Servizi sociali di via Orrigoni sono un luogo, non una persona fisica. Stesso principio anche per la calunnia di cacciare gli italiani per fare posto «ai negri» per prendere sovvenzioni dalla Comunità Europea. Una palese falsità. La vicenda si è chiusa con un non luogo a procedere. Invitare a spaccare delle generiche teste attraverso i social network non è reato.