A tu per tu con uno dei giovani di Forza Italia: «Ho votato usando la testa e ho detto No»

Giacomo Tamborini parla a ruota libera sull’esito del Referendum e sul futuro del suo partito

Una chiacchierata post referendum con Giacomo Tamborini, 22 anni, coordinatore provinciale dei giovani di Forza Italia, con delega agli enti locali per FI giovani Lombardia. Giacomo assicura che domenica non ha votato contro qualcuno, ma per il suo paese. E suo padre ha votato Sì.

La maggioranza assoluta della popolazione ha rigettato la riforma, perché era concepita male. Il cambiamento proposto andava solo a vantaggio di Renzi, non dei cittadini.

Bisogna vedere che cosa succederà adesso all’interno del PD. In questo momento la priorità è fare un governo di larghe intese o di coalizione, che di si voglia. Si deve fare la legge elettorale e poi tutti al voto. Sono anni che ai cittadini viene impedito di scegliere legittimamente i suoi governanti…

È un fatto che è l’Italicum non si può usare al Senato, dove si voterebbe con il Porcellum…Ogni forza politica responsabile, in queste condizioni, deve pensare a fare una legge elettorale condivisa e poi, sì, a quel punto, andare a votare. Per allora il centrodestra dovrà aver fatto una riflessione interna e interrogandosi sul futuro, ricompattarsi e aver messo su una coalizione. Bisogna ripartire dai contenuti e dalle idee.

Ha perso sicuramente Renzi. Il vero vincitore è il paese reale, come dimostra l’alta affluenza alle urne. La sfida del centrodestra è riuscire a dialogare con questa maggioranza silenziosa… Si è cercato di tacciare di ignoranza e populismo chi ha votato no. È ora di finirla. La presunta superiorità culturale e etica della sinistra ha decisamente stancato.

Perché i giovani il cervello ce l’hanno e si sono accorti che quello proposto da Renzi era un cambiamento totalmente negativo. È stato un voto di testa e di cuore.

Io credo che le battaglie da fare siano per il federalismo e il presidenzialismo, che è un cavallo del centrodestra. Questo per garantire regioni che sono delle eccellenze. Oggi non ha più senso che il Trentino Alto Adige abbia uno statuto speciale e la Lombardia, che è una regione virtuosa, no.

Si sono fatti tanti paralleli tra Renzi e Berlusconi. Io dico solo che le politiche portate avanti dal governo Berlusconi sui temi della sicurezza, immigrazione, lavoro e pensioni hanno fatto bene al paese, quelle di Renzi no. Ad accomunarli è il carisma e l’essere dei comunicatori, ma la differenza fondamentale è che la leadership di Renzi è fine a se stessa, quella di Berlusconi guarda agli italiani e punta alla sintesi delle parti. Berlusconi è uno statista, Renzi no. Ed è ancora il leader del centrodestra.

Sì, perché in questi anni lui ha sempre catalizzato gli elettori, pur con tutti i suoi limiti. Berlusconi incarna la sintesi. Solo lui riesce a far dialogare Salvini e la Meloni. Se il centrodestra vuole tornare a dialogare con il paese reale, deve essere capace di parlare a tutti, non può affidarsi a una Marine Le Pen.

Si farà un congresso e si sceglierà un candidato con tutte le carte in regola per poter essere premier. Una figura che, come Berlusconi, saprà rappresentare un elettorato molto ampio, non per forza di destra.

Ci sono tanti giovani che credono ancora nel centrodestra. In questo senso noi di Forza Italia non siamo secondi né ai Giovani Padani né ai Giovani Democratici… E comunque oggi “destra” e “sinistra” non hanno più molto senso. Bisogna andare oltre a questa divisione storica. Quello che conta davvero sono le esigenze dei cittadini, adesso la politica deve evolversi nei contenuti.

Nel 2016 non è concepibile che ci siano delle zone della città off-limits per i cittadini, in particolare per le donne. Davide Galimberti, un po’ come Matteo Renzi, è bravo a sponsorizzarsi, ma in concreto non ha prodotto risultati. Tanti slogan e tanti annunci, ma il cambiamento non c’è stato.

Da cittadino non posso che sperare che sarà sempre migliore, ma se le premesse sono queste io un po’ di paura ce l’ho.