Addio al grande faggio rosso. Verrà ricordato con una scultura

L’albero secolare ha resistito fino ad oggi, supportato dai tecnici, per salvare la pianta gemella. Lunedì prossimo è previsto l’abbattimento. Il tronco potrebbe diventare un’opera d’arte

Addio al faggio rosso dei Giardini Estensi. L’albero secolare, collocato vicino al laghetto dei cigni, dovrà essere abbattuto.

Una triste fine per la pianta che ha finora accompagnato i varesini che vengono al parco per godersi l’ombra e la bellezza della natura, e soprattutto i bambini che usufruiscono dell’area giochi, sempre situata nelle vicinanze dell’albero.

Una scelta obbligata, quella del Comune, dal momento che il faggio, rimasto gravemente danneggiato nel novembre del 2013, ha già resistito quasi quattro anni, nonostante le ferite che gli erano state inferte dal vento. E che finora è stato tenuto in vita per evitare che ne risentisse l’albero gemello, il faggio a foglie di felce.

«Il vento aveva soffiato a 90 chilometri orari – spiega dal Comune – arrivando a spaccare uno dei fusti codominanti dell’albero. Dei tre fusti che si diramavano dal tronco principali ne erano quindi rimasti solo due. La pianta ha resistito finora, aiutata per poter salvare anche l’altro faggio. Oggi dobbiamo però tagliarla».

L’intervento è previsto per lunedì prossimo.

Se ne va così un pezzo di storia dei Giardini Estensi.

La pianta non è solitaria, ma fa parte di una coppia composta, oltre che dal faggio rosso, dal vicino faggio a foglie di felce.

La piantumazione dei due alberi risalirebbe al 1863, ad opera di Cesare Veratti, all’epoca proprietario dei giardini, nipote del Robbioni, cui si deve la realizzazione, oltre dieci anni prima, del vicino laghetto dei cigni.

Nello stesso ordine di servizio è previsto anche l’abbattimento di un pino, che rischia di cadere nel laghetto.

Il Comune, tuttavia, non lascerà vuoto lo spazio che si verrà a creare. Per non “spogliare” i Giardini Estensi, che verranno quindi privati di due importanti esemplari, sono previste nuove opere di piantumazione.

E non solo. L’idea del vicesindaco Daniele Zanzi è quella di lasciare un “monumento” a ricordo della pianta. «Il tronco può essere tagliato, lasciandone una parte, fino a tre metri di altezza. L’idea è quella di farne ricavare una scultura, come avviene in molte realtà europee, per poterne preservare la memoria» spiega Zanzi.

Il faggio ha superato quindi ormai da tempo i 150 anni di età. Proprio questa è l’età cui, secondo gli studi, l’esemplare può raggiungere normalmente. Mentre in condizioni particolarmente favorevoli un faggio può raggiungere anche i 300 anni di vita.

«La pianta si riconosce facilmente per la corteccia grigia e liscia, le foglie ovali dal margine intero e leggermente ondulato di colore verde scuro a maturità e rossastre in autunno – si legge nella scheda informativa elaborata dagli uffici tecnici del Comune – i frutti, detti faggiole, a maturità si aprono in 4 valve liberando due semi. Il faggio è una delle specie più importanti in Italia sia per l’estensione dei suoi boschi sia per l’uso del legno nell’industria del mobile, nonché per la sua bellezza ornamentale».

I faggi che si trovano nei giardini romantici, inoltre, rappresentano spesso delle varianti delle specie selvatiche.