Aperto il processo Corvo Bis. Alla sbarra l’ex primario Sala

Ieri mattina depositato l’elenco testi. La parte civile ha chiesto l’ammissione di buona parte delle intercettazioni

Affaire Corvo Bis: aperto il processo che vede l’ex primario Andrea Sala alla sbarra con l’accusa di mobbing. Ieri mattina depositato l’elenco testi, mentre la parte civile ha chiesto l’ammissione di buona parte delle intercettazioni. Tra le quali potrebbero rientrare anche quelle che hanno creato imbarazzo all’ospedale dove i medici suggerivano di mettere in condizioni il collega preso di mira di sbagliare per creargli dei problemi rovinandogli la carriera. Sala l’uomo che ha guidato la Cardiochirurgia dell’ospedale

di Circolo di Varese, andrà dunque a processo per aver “mobbizzato” (secondo l’accusa) Vittorio Mantovani, a sua volta medico nello stesso reparto. La vicenda nasce con l’inchiesta sul Corvo tra le corsie del Circolo (il processo si è poi chiuso con un’assoluzione in seguito a un pasticcio sui capi d’accusa non suffragati dalle dovute querele di parte) che ha scoperchiato uno spaccato di estrema competitività all’interno della Cardiologia. In seno a quella vicenda, che ha visto Mantovani “vittima” di due lettere anonime inviate, si scoprirà poi, da Giovanni Mariscalco (terzo medico dello stesso reparto coinvolto nella vicenda) ai familiari di una paziente sottoposta a due interventi chirurgici in Cardiologia e deceduta per colpa – così scriveva Mariscalco – di imperizia da parte di Mantovani. In realtà l’indagine aperta per omicidio colposo della paziente è poi stata archiviata: il decesso non era imputabile a colpa medica. Secondo gli inquirenti Mariscalco aveva agito per vendetta dopo che Mantovani lo aveva accusato di aver falsato i risultati di una ricerca scientifica in collaborazione con una università svedese. In seno a questo scenario di poca serenità, dunque, si è inserita anche la denuncia di Mantovani nei confronti di Sala. In prima battuta il gup di Varese aveva archiviato la denuncia decidendo per il non luogo a procedere nei confronti dell’ex primario. Marco Lacchin, difensore di Mantovani, aveva però impugnato la decisione in Corte di Cassazione. I giudici della Massima Corte hanno annullato il proscioglimento che il gup di Varese aveva deciso nei confronti di Sala accusato precisamente di maltrattamenti (in Italia il reato specifico di mobbing non esiste, ma è compreso in quello di maltrattamenti) e abuso d’ufficio nell’ambito della scabrosa vicenda della guerra tra medici in quel reparto dell’ospedale di circolo. La sentenza di non luogo a procedere era stata dunque ribaltata dai giudici di Roma e gli atti erano tornati davanti al gup di Varese, dunque in sede di udienza preliminare. Il processo contro Mariscalco per diffamazione e violazione della privacy era stato menomato del capo di imputazione più importante a causa del sopracitato “pasticcio” dovuto a reati riqualificati e a querele di parte non depositate: era rimasta in piedi la sola accusa di aver violato la privacy della paziente dalla quale, però, Mariscalco era stato assolto. Aveva infatti inviato le cartelle mediche della donna ai familiari che la paziente aveva indicato all’ospedale come quelli autorizzati ad essere informati sulle sue condizioni di salute.