Baraldi presidente. «La società trascinerà la squadra»

Ieri l’inizio del nuovo corso del Varese, con Fabio Baraldi al timone. Bettinelli: «Quelle parole mi hanno convinto»

«Non sarà la squadra a dover trascinare la società, bensì la società a trascinare la squadra». Questa è la frase, pronunciata dal presidente Fabio Baraldi, che ha convinto Stefano Bettinelli ad accettare la panchina del Varese. Ed in questa frase c’è la speranza per un futuro del Varese che sia tranquillo e duraturo.

Ieri in Villa Porro Pirelli a Induno Fabio Baraldi si è presentato come nuovo numero uno del Varese: la società riparte dunque dal pallanuotista e imprenditore classe 1990. «Ci tenevo ad espormi in questo progetto che avrà tre step: nel brevissimo, nel breve e nel medio-lungo termine. Non siamo qui per fare proclami, ma per fase il passo lungo come la gamba. Vogliamo programmare per far sì che il Varese non sia una meteora ma una realtà solida. Vogliamo vincere il campionato di Serie D e andare in Lega Pro. Non dovesse accadere, rifaremo la D per vincere e quando arriveremo in Lega Pro, lavoreremo per salire e per fare una buona B».

Sono queste le sue prime parole in biancorosso, seguite da alcuni ringraziamenti: «Vorrei ringraziare pubblicamente Basile e Taddeo, due persone di una lealtà ed un’onestà incredibile; mi hanno fatto appassionare in breve tempo al progetto Varese, ci siamo uniti e abbiamo deciso di crescere insieme». Nato a Carpi, residente a Napoli ed ora presidente del Varese: perché proprio il Varese? «Quella con il Varese è una storia d’amore e come tale è bello tenerla un po’ protetta. Avevo altre trattative in corso con altre società, in un giorno di sosta dal mio lavoro ho incontrato Taddeo e Basile e c’è stato un colpo di fulmine. Determinante la loro onestà».

Conciliare il ruolo di presidente da Napoli sarà possibile? «Devo cominciare a mettere le mani, ora inizierà un periodo di due diligence (la verifica dei dati del bilancio, ndr). In queste 8 settimane abbiamo dato priorità all’aspetto sportivo, io sarò a stretto contatto con Aldo e Paolo. Posso gestire la cosa anche da Napoli per queste 8 settimane. Domenica sarò allo stadio insieme anche a mio fratello Matteo».

La questione economica Baraldi la liquida in due battute: «Economicamente sarò da solo? Certo, io qui non vedo altre persone». Escluse anche possibili collaborazioni con il Napoli: «Il mio rapporto con il Napoli nasce due mesi fa ed è molto stretto. Ho incontrato Sarri e Maradona, uno stimolo in più. Cristiano Giuntoli (ds del Napoli), ha costruito la sua carriera a Carpi, dove io sono nato e a Napoli l’ho potuto conoscere meglio. Ma da qui a dire che il Napoli collaborerà con il Varese, la strada è lunga».

Il pallino del discorso è poi passato nelle mani di Paolo Basile: «Ho già chiesto scusa diverse volte in questi mesi per aver fatto passare dei momenti burrascosi e di incertezza, ma stavamo lavorando per questa città e per questa piazza. Sono contento di aver incontrato sul mio cammino una persona come il presidente e sono certo che con il suo entusiasmo, la sua passione, la competenza ed il suo modo di interpretare lo sport possa essere la persona giusta per la nostra città».

È Aldo Taddeo ad illustrare il piano economico e amministrativo nell’immediato: «Abbiamo già attivato una parte importante del processo di risanamento, pagando ai calciatori ciò che mancava di dicembre e tutto gennaio. In più, abbiamo dato degli acconti a quasi tutti i fornitori, che vorremmo incontrare uno ad uno in futuro per un punto di chiarimento. Iniziamo ora un processo di due diligence, per cui ci siamo affidati a due professionisti come l’avvocato Di Cintio ed il commercialista Cornacchiola, specializzati in ambito sportivo, per fare luce sulla situazione e capire come affrontarla. Io credo che nelle prossime tre settimane avremo pareggiato i conti».

Ultimo, ma non per importanza, Stefano Bettinelli, nuovo allenatore del Varese: «Non sono qui per parlare ma per lavorare. Non è stato facile accettare, all’inizio avevo rifiutato perché le ultime speranze mi avevano segnato. Parlando con Baraldi, mi ha detto una frase che mi ha convinto: «Non sarà la squadra a dover trascinare la società, bensì la società a trascinare la squadra», non l’avevo mai sentita prima. Vincere dovrà essere un piacere, non un obbligo, diventa difficile se si perde il punto di vista dello sport. Dietro c’è un progetto e non si morirà ogni volta che si perde una partita».

Pensava di aver chiuso con il Varese, il Betti: «L’ultima partita in Serie B a Terni ero sicurissimo che fosse l’ultima anche per me, avevo sofferto troppo e quella stagione mi aveva prosciugato anche l’anima. Sono sempre rimasto tifoso del Varese, seguendolo da lontano, ma le storie d’amore non finiscono mai. Dopo il primo rifiuto, non ho saputo dire di no. Sono felice di essere qui, una sfida va sempre accettata perché è meglio qualche sconfitta che il rimpianto di non averci provato. Voglio ringraziare tutti coloro che mi hanno espresso la loro felicità e pubblicamente voglio ringraziare Baiano, un grande amico e un professionista: ha fatto un ottimo lavoro, ci siamo sentiti più volte».