Biglietti ai bagarini e prezzi astronomici.«È incredibile, così ci rimette solo la musica»

Lo scandalo del “secondary ticketing” e il caso-Coldplay: l’opinione di Mauro Gritti di Varese Dischi

«Sei riuscito a trovare un biglietto per i Coldplay?». Per moltissimi fan italiani è diventata ormai una presa in giro. Perché di fatto accaparrarsi un biglietto per la band londinese è quasi impossibile, se non su siti di “secondary ticketing” e a prezzi astronomici.

Poi sono arrivate “Le Iene”. La trasmissione di Italia Uno, fatture alla mano, ha sollevato il velo sulla presunta vendita da parte proprio di alcune agenzie di organizzazione eventi di biglietti a prezzi maggiorati a siti esterni ai circuiti ufficiali. “Bagarinaggio” online, insomma. Un danno per i 700 punti venditi italiani, una beffa per tanti fan e per la musica stessa, vera vittima dello scandalo. Lo sostiene anche Mauro Gritti che con Miguel Dell’Acqua, è proprietario di Varese Dischi, vero punto di riferimento varesino per la musica e gli eventi.


Abbiamo un contratto con TicketOne a cui dobbiamo pagare una quota di affiliazione annuale più una fideiussione. Tutto ciò, tuttavia, non sempre ci garantisce di averli perché la vendita inizia prima online e se in rete finiscono, a noi non arriva niente.


È la prima volta che per un concerto in uno stadio non arriva nemmeno un biglietto. Non ci era mai capitato. Non è successo con Bruce Springsteen, con i Radiohead o con i Green Day. Può succedere per grandi artisti in palazzetti o al coperto dove i posti sono limitati ma non se suoni a San Siro.


Sappiamo che i bagarini rivendono i biglietti dati dai privati. Se però sono direttamente gli organizzatori a darglieli, allora è un truffa clamorosa e di proporzioni incredibili. Anche perché è impensabile pagare 200euro per andare a sentire un concerto, di chiunque sia.


Non credo che gente come Springsteen o Lady Gaga abbia bisogno di fare la cresta sui biglietti dei concerti. Credo di più al coinvolgimento degli organizzatori. Se ciò dovesse essere confermato, che nessuna vada più ai concerti. La vendita inizia minimo sei mesi prima, già uno deve pagare in anticipo ma se oltre a questo si aggiunge un discorso speculativo, è giusto non andarci. Sarebbe un segnale forte.

Chi ci rimette è prima di tutto la musica. Si perde il vero spirito di chi suona per il puro piacere di trasmettere emozioni. Poi è chiaro che i fan restano delusi. Per i Coldplay da noi sono passate più di 500 persone che purtroppo sono rimaste a mani vuote. Il danno però è anche nostro. perché su un biglietto venduto prendiamo una percentuale. A noi, però, è successo anche di peggio.

Qualcuno ha pensato che noi rivenditori stampassimo e rivendessimo per lucrarci sopra. TicketOne però ci ha inviato una mail in cui si diceva che vista la grande richiesta la disponibilità nei negozi era terminata: noi la facevamo vedere ai clienti che quindi capivano.

Solo con biglietti nominativi non cedibili e tornelli all’ingresso. Così sarebbe anche più facile avere biglietti per tutti.