Buon nuovo viaggio, Signore delle cime!

Le parole commosse e sincere di un’amica di Luca Squizzato, l’alpinista morto pochi giorni fa in Trentino

Caro amico, compagno dei giorni più febbrili,
voglio lasciarti andare per le tue montagne con i versi di quell’amico che me ne svelò i segreti decenni fa. E vi vedo già, insieme tu e Mauro, mentre vi scompisciate dal ridere alle spalle di noi, temporaneamente vivi e mediocri, che ci sciogliamo in questo fiume di lacrime, saltellando tra i tuoi ricordi.

Ci incontreremo ancora in questa distanza.

Sono scolpiti a fuoco nella mia mente, offuscata da quest’umano tormento, i versi che Maconi scrisse, anche per te. Ogni linea salata, che riga anche il mio viso, scandisce quegli sciagurati anni ottanta, da cui siamo usciti indenni. Da mediocri.

Ogni lacrima si ferma in quel solco del sorriso pungente che ci contagiava: l’entusiasmo per quell’onda, inseguita da giovani, mediocri, ci ha investito nuovamente di un arcobaleno di speranza, pochi mesi fa. E tu eri in prima fila con la tua splendida famiglia:

“the stories disintegrate you like waves”

Canta il bardo newyorkese Robert Viscusi: stavolta ci hai veramente travolto, amico mio.

Noi, mediocri, apprezziamo ancora chi prende la propria vita in mano con rigore e onestà e, volente o nolente, lascia un segno indelebile in questo viaggio terreno. È duro salutarti nel tuo nuovo viaggio, tra gli amici che hanno attraversato questo velocissimo mezzo secolo. Che ci hanno fatto.

Non è la spuma dell’onda che mi ha schiaffeggiato, ma gli schizzi di indelebili ricordi, del tuo sardonico sorriso, dell’ironia con cui smontavi ogni sicurezza retorica, di quanto ti prendessi gioco di me, ad esempio quando decenni fa scoprii l’arrampicata:

“Ricorda che siamo animali con i piedi per terra: hai già la testa tra le nuvole!”

Sono ancora annebbiata nella spasmodica ricerca, ancora, di quello sciagurato “perché?”, quello che, in quei mediocri anni formativi, puntellava sfiancanti discussioni sui massimi sistemi, altrui, mentre il polverone del secolo breve cercava di obnubilare le nostre menti.

La tua scoperta della montagna, quella vera, quella dura, e la scelta di tornare alla vita, quella vera, quella dura, conferma quanto il tuo percorso terreno poggiasse su una ricchezza interiore originale, una ricerca che oggi ha un volto, anzi cinque: quelli della splendida famiglia che hai formato con Laura, amica cara, tua degna compagna nel prestare il ventre per mettere al mondo queste quattro piccole grandi donne, nello scegliere il tuo fianco per condurle a piccoli passi nella vita.

È il segno tangibile, amico, che parla di scelte, anche dolorosissime, che ci hanno accomunato e che condividevamo, rigorosamente con il sorriso. Preferibilmente beffardo. Senza prenderci mai troppo sul serio.

È con questo che ti dobbiamo ricordare da oggi, noi, amici mediocri: il sorriso di cui non sei mai stato avaro, che si vestiva di fragorose risate per il tuo acuto e sardonico spirito. Spesso, il nostro era un riso amaro, sprezzante, con quella piega antipatica che il nostro muso riusciva ad assumere, quando ci rendevamo conto della mediocrità in cui vivevamo e di cui ridevamo mentre cercavamo di agire e cambiarlo con piccole azioni quotidiane.

Ora, sei anche tu in quell’affollatissima stanza accanto, ora sei costantemente al nostro fianco, insieme a noi, mediocri, che ricordiamo questo viaggio, breve, ma intenso, su cui ora aleggi. La vedo, Tommy, quella tua smorfia sarcastica: non è compassione per le piccolezze di chi non percepisce il senso della fusciacca che portiamo in vita, bensì la presa di coscienza che molto si può fare: basta volerlo. Senza prendersi mai totalmente sul serio.

Noi mediocri, oggi ti ammiriamo negli occhi di Chiara, Giulia, Emma e Anna e suggeriamo loro, da mediocri, di lasciarsi rigare il viso dall’esempio rigoroso e autentico che firma a fuoco la tua vita da uomo vero, dal cuore sempre spalancato, dalla curiosità infinita, dalla vivacità di un’intelligenza rara, che pulsava sotto i battiti dell’entusiasmo, che ci faceva travolgere dalle storie come onde e riconoscere i “perché” di questo percorso terreno.

Ma per piacere, Tommy, smettila di ridere alle nostre spalle: ora tu sei libero, noi, invece, siamo ancora imprigionati in questa ormai vecchia carcassa. Ci lasciamo rigare il viso dal salino ricordo della fortuna che abbiamo avuto nell’incontrarti.

Ma tu smetti di compatirci! Ci incontreremo ancora in questa distanza: continuo a essere fatta di te. Sempre nella nostra grassa e grossa ignoranza. Hasta la libertad, siempre!

Buon nuovo viaggio, amico mio, Signore delle cime.

NOTA

Torno alle mie attività quotidiane, dopo il commiato in ricordo di Luca Squizzato, il nostro Tommy, e il primo pensiero va a lui: “Ne stai combinando una delle tue? quando ti sei messo d’accordo per farmi arrivar proprio oggi la dotazione per la montagna? Continua così, Tommy, punzecchiami in continuazione affinché non perda mai la lucidità. Purtroppo, ho dovuto violentarmi e venire al tuo commiato contro ogni mia scelta di vivere privatamente il mio viso rigato. Ma era l’unico modo per smetterla di sfuggire alla realtà: per un pomeriggio intero ho negato, attaccandomi alla balzana idea fosse uno stupido errore. Ma quella bara, Laura e le tue bimbe, gli amici e i conoscenti mi hanno riportato con i piedi sulla terra. Proprio come volevi tu! Vai, libero, per le tue montagne, tra le cui vette tornerò ad onorarti, Signore delle cime!”.