Calcio, il terzo fallimento del Varese trascina con sé anche “La Sportiva”

Il 24 in tribunale la prima udienza sul crac della vecchia società biancorossa. Il curatore fallimentare Bruno Fisco ha raccolto le istanze dei creditori

– «Piacere, io sono il presidente del Sassuolo, lei è quello del Varese?». «No, io sono l’autista del pullman e questo è il giornalista del quotidiano di Varese: non abbiamo presidente, non abbiamo nessuno».

Come racconta Natale Cogliati, firma di cuore che ha scritto pagine indimenticabili di storia biancorossa, il dialogo con cui abbiamo incominciato si è svolto realmente in una delle stagioni più problematiche della storia del Varese. Nella tribuna centrale di uno stadio della C2 ci sono otto posti per i dirigenti biancorossi che però non si presentano: il primo fallimento del club è alle porte e viene dichiarato a campionato in corso, nel febbraio del 1988.

Viene nominato curatore fallimentare Sergio Caramella, commercialista capace e uomo di grande sensibilità che aiuta, come può, la squadra allenata da Carletto Soldo. I tempi sono duri e per comprare due chili di limoni e venti bustine di tè ci vuole il permesso di Caramella, ma lo spirito di gruppo e l’orgoglio di vivere la maglia biancorossa permettono al Varese di evitare la retrocessione.Il primo fallimento è quello più avventuroso, il secondo del 2004 aveva fatto nascere la società che avrebbe riportato la squadra in B dopo 25 anni, mentre l’ultimo crac, datato 11 novembre 2015, è già stato metabolizzato dai tifosi, entusiasti per la nascita del Varese Calcio.

I dipendenti del vecchio Varese 1910 devono ancora recuperare i loro crediti e l’istanza di ammissione al passivo andava presentata entro il 25 gennaio. Un mese prima dell’udienza, fissata per le 10 di mercoledì 24 febbraio, in cui, alla presenza del giudice delegato Miro Santangelo e del curatore fallimentare Bruno Fisco, verrà esaminato lo stato passivo. L’11 gennaio è fallita anche un’altra società (in questo caso una Srl e non una Spa) che ruotava intorno al Varese: «La Sportiva Srl Con Unico Socio» che aveva sede in via Manin 30. Era stata creata apposta per gestire il marketing del Varese: la sua istituzione non fa notizia perché tutti i club professionistici di un certo livello si appoggiano a questo tipo di società. La cosa che semmai è rimasta nel silenzio riguarda la cessione del marchio dalla Spa alla Srl, avvenuta nel dicembre del 2013, dopo un’attenta perizia che ne aveva quantificato il valore, messo quindi a bilancio. Il curatore fallimentare, nel caso della Sportiva Srl, è Rolando Didonè, il giudice delegato sempre Miro Santangelo e l’udienza per l’esame dello stato passivo è fissata per le 11 del 13 aprile.

Il principale creditore del Varese è lo Stato, poi ci sono i dipendenti mentre i beni del vecchio club vanno quantificati. E questo è proprio il compito del curatore fallimentare Bruno Fisco. Bisogna sapere se ci sono ancora crediti derivati dal calcio mercato che per gli affari di Serie B prevede tre anni di rateizzazione. In ogni caso, fra meno di venti giorni, l’udienza di verifica traccerà un primo quadro della situazione.