Campioni d’incasso e delusi eccellenti

L’analisi - Si conferma la regola per cui non basta un nome conosciuto per raccogliere voti

Non basta un nome noto per raccogliere preferenze. Convincere l’elettore a scrivere il proprio nome nell’urna è un compito difficile, che spiega l’enormità di “santini” che girano durante ogni tornata elettorale.

Le elezioni sono sempre un interessante campo da gioco: dove si mischiano diversi fattori, e spesso non basta avere un nome conosciuto per raccogliere voti. Altre volte, invece, questo nome fa la differenza. L’unica certezza è che nulla è scontato.

Previsioni ribaltate

Guardando i risultati delle urne, dopo il voto del 5 giugno, ci sono diverse sorprese: personaggi noti (in questa tornata ne sono scesi in campo tantissimi) ed amministratori uscenti, che non hanno conseguito il successo sperato. Mentre candidati più “in sordina” ed espressi dai partiti politici hanno ottenuto maggiore successo.

In generale, tuttavia, possiamo assistere al fenomeno di un netto calo delle preferenze tra i candidati dell’area di centrodestra, mentre aumentano quelle dei candidati nell’area di centrosinistra. Non per niente i quattro più votato sono tutti di centrosinistra, ovvero gli unici a superare quota quattrocento voti. E si tratta di Luisa Oprandi (Pd), con 781 voti. A seguire il democratico Andrea Civati, 514 voti. Quindi Daniele Zanzi, capolista di Varese2.0, con 427 preferenze. E un altro democratico, Giampiero Infortuna, con 418 voti.

Indicativamente, quello che emerge è che la raccolta delle preferenze, con l’unica eccezione di Daniele Zanzi, candidato civico, venga portata avanti in maniera ottimale soprattutto dai candidati nei partiti politici tradizionali. Se i campioni di incassi sono nel Pd, troviamo altissimi livelli anche in Forza Italia e nella Lega Nord. Nelle due liste civiche collegate ai candidati sindaco di centrodestra e centrosinistra, invece, si rimane a livelli decisamente più bassi. La società civile, in sostanza, ha trainato il simbolo, ma la “scienza” di diffondere il proprio nome, in modo tale che l’elettore si ricordi di scriverlo nell’urna, è difficile da applicare, per chi non fa politica abitualmente. Questo il caso di Cecco Vescovi, per citare uno dei nomi più noti nella Lista Orrigoni, che si è fermato a 55 preferenze. O di Elia Luini, altro nome importante dello sport, candidato nella Lista Davide Galimberti, fermo a 43 voti.

Debacle Nicoletti

Tra gli amministratori uscenti, che si sono ricandidati, ottiene invece un risultato non troppo elevato l’assessore al Commercio Sergio Ghiringhelli, candidato nella Lega Nord, che ottiene solo 97 preferenze. Al contrario, Maria Ida Piazza, che era entrata in giunta per ultima e semi sconosciuta nel 2011, ha ottenuto dopo cinque anni un grande risultato: 230 voti. Chi prende più voti nella Lega è il governatore Roberto Maroni, con 335 preferenze, ma anche gli altri due assessori uscenti, Fabio Binelli 299 e Carlo Piatti 294. In Forza Italia spiccano Mimmo Esposito con 343 voti, Simone Longhini con 341 e Carlotta Calemme con 327.

La vera debacle è per Movimento Libero di Alessio Nicoletti. L’ex assessore, candidato sindaco due volte, nel 2006, quando entrò con due consiglieri, e nel 2011, quando entrò solo, è fuori dal consiglio comunale, sebbene alleato al centrodestra. La sua lista ha preso 441 voti, lui come consigliere 137.