Casa Penny è oggi realtà. Tante donne unite grazie a lei

Grandissimo successo di partecipanti per il Magliaraduno, organizzato in memoria di Paoletta Cellini

Casa Penny, da sabato pomeriggio, con il partecipatissimo Magliaraduno del “Natale da Favola” all’Ippodromo delle Bettole, è realtà. Una trentina di donne di provenienze diversissime, ognuna con la sua storia di vita raccontata con trepidazione alla vicina, accomunate dalla medesima passione per l’uncinetto e dall’altruismo come scopo, si sono incontrate nel nome di Paoletta Cellini, la piccola fioraia di Biumo che aveva saputo, con il suo entusiasmo, incarnare la causa della maglia votata ai più bisognosi.

Una giornata magnifica declinata al femminile, esordita con l’arrivo delle giovani nigeriane della Comunità San Luigi, coadiuvate dalla conterranea Tina, operatrice e mediatrice culturale: una sola, Laura, una carriera di medico come sogno nel cassetto, arriva dal Cameroun. Sono a Varese a giugno, e due di loro si sono portate i bambini appena partoriti: Emmanuella, nata il primo di ottobre, occhioni neri spalancati e voce potente, ed Andrew, inseparabile dal seno della mamma. Hanno conversato un poco nell’italiano che stanno imparando a scuola in via Brunico, al CPIA, istruzione di base che si associa all’ENAIP, dove studiano per poter fare le badanti o le donne delle pulizie. Vengono da storie tristi, hanno cicatrici sul volto, e anche nel cuore, così come le hanno tante di coloro che sono arrivate al Magliaraduno, per sognare assieme alle altre. Come Michela Bianchi, in cura per un tumore al seno, presentatasi da Antonia dopo aver letto della calza della Befana donata da Varese in Maglia all’Ospedale del Ponte; oppure Gina Sorrentini, classe 1931, la maglia appresa da bambina nei rifugi antibombardamento, che dall’estate scorsa arriva ai raduni con la figlia Susanna, felice di aver azzeccato la perfetta terapia per il corpo e per lo spirito di sua madre. Le fa eco l’amica Maria Luisa, anche lei ottantenne, una rosa d’argento appuntata sul cappellino blu lavorato a maglia con le sue mani: fu la vicina di casa di Liala, e fra un punto e l’altro racconta dell’infinità di gatti randagi che le portava a casa Primavera. Carla Tavelli, la leonessa di Corso Matteotti, volontaria all’Andos, riempie il tavolo di quadrotti a punto granny, che pian piano Giuliana Prina, giocatrice di basket degli anni Ottanta assieme ad Antonia, assembla con l’ago assieme all’amica di una vita, Susanna Tinelli, ex collega pure lei. C’è anche Barbara Gorska, titolare del bar “Mongolfiera” di via Uberti, che con Chiara, Donatella e Rachele lavora a ritmo serrato riscaldando, con colori e parole, una giornata altrimenti troppo fredda per troppe. Le illumina il sorriso radioso di una suora, Elena Cavaliere, insegnante a Maria Ausiliatrice, che ricorda che fare del bene è il loro unico scopo. «Lavoro in treno, o nei ritagli di tempo, perché sono spesso a Milano, essendo delegata dei Salesiani Cooperatori: poi recapito i lavori ad Antonia. Ho coinvolto alcune mamme della mia scuola, una delle quali è qui con noi». Un passaparola che fa rete, come sarebbe piaciuto a Penny.