Cattaneo-Maroni-Alfieri. E l’autonomia lombarda passa anche da Varese

Ieri al Pirellone si sono “aperte le danze”

L’autonomia della Lombardia passa un po’ anche da Varese. La risoluzione che avvia l’iter della trattativa con il governo ha come attori protagonisti i “tre tenori” varesini della politica regionale.

Ieri si sono aperte le danze al Pirellone: Maroni vuole “tutte e 23 le competenze” previste dalla Costituzione e punta portare a casa «22 miliardi di euro» di corrispondenti risorse. Alfieri lo invita a costruire «un fronte largo». Cattaneo mette in guardia dal rischio di una «deriva catalana. O veneta».

I principali attori protagonisti della trattativa sull’autonomia di Regione Lombardia in fin dei conti sono tre politici della provincia di Varese, il governatore , il presidente del consiglio regionale e il segretario regionale del PD . Che la possibilità di costruire un ampio consenso politico attorno alla richiesta di autonomia che Regione Lombardia avanzerà al governo centrale alla luce dell’esito del referendum di domenica lo si è capito già dal dibattito di ieri in consiglio regionale sull’esito

della consultazione. Primo atto di una partita che, per quel che riguarda il livello regionale, dovrebbe compiersi entro il 16 novembre, quando la risoluzione per avviare l’iter della negoziazione con Roma dovrebbe approdare al voto nell’aula del Pirellone. Il tono con cui il dibattito è iniziato ieri pomeriggio, lo ha fatto notare lo stesso Alfieri dopo la relazione del governatore Maroni, è «molto diverso da quello della campagna elettorale». Il presidente della Lombardia si presenta in aula prendendo le distanze dalla “linea Zaia”: Maroni punta ad «Una Lombardia speciale, ma non a statuto speciale», visto che il quesito referendario altro prevedeva, e chiede che sia il consiglio, e non se lo arroga come giunta, ad «elaborare un documento d’indirizzo per ottenere tutte e 23 le materie, dando mandato per ottenere risorse non solo legate alle competenze, di farlo rapidamente e di individuare una rappresentanza al mio fianco nella trattativa». Massima apertura, ma idee chiare: il governatore vuole il massimo di competenze, «perché su tutte sapremmo gestire meglio noi», e tempi rapidi, anche perché «il premier Gentiloni», fa sapere, «mi ha assicurato che non lascerà passare i 60 giorni previsti dalla legge per aprire la trattativa».

Il segretario regionale Pd Alessandro Alfieri respinge «la logica del prendere o lasciare» in particolare sull’ipotesi di trattare su tutte e 23 le funzioni previste dall’articolo 116 della Costituzione. «Se sarà una proposta condivisa, noi ci siamo – annuncia Alfieri – se il ragionamento di Maroni è “queste sono le materie, prendere o lasciare”, noi non parteciperemo. E parlo a nome di tutti, è una posizione condivisa anche dei sindaci. Senza di noi, la Lega rischia di andare a sbattere come in passato e di impantanarsi nella palude romana».

Alfieri invoca pragmatismo nella battaglia per l’autonomia: «Maroni, che fa politica dai tempi della prima Repubblica, sa quanto è difficile far passare certi concetti quando si fa parte di partiti nazionali, come ormai è anche il suo, e sa che per costruire una trattativa complicata ha bisogno di un fronte largo. Difficile pensare di portare a casa il risultato senza coinvolgere il principale partito lombardo». Anche sul tema del residuo fiscale il segretario dem invita il governatore alla prudenza: «Squarciamo il velo dell’ipocrisia, quando se ne parla, a Roma alzano le antenne». Insomma, per Alfieri l’unica speranza di successo è nella massima condivisione.

Un concetto caro anche a Raffaele Cattaneo, che interviene dai banchi del gruppo Lombardia Popolare: «La strada che stiamo imboccando mi sembra all’altezza della sfida, visto che non si sta rincorrendo una strada più preoccupata di sbandierare un vessillo politico. Puntiamo ad una via lombarda all’autonomia, per portare a casa risultati concreti, in termini di più materie, più competenze e più risorse possibili».

Cattaneo invita in primis a «Non fare l’errore catalano, o forse anche veneto, di chi per volere tutto non solo non ottiene niente ma rischia di perdere quel che ha», ma delinea anche una via di compromesso sul tema delle competenze da richiedere. «Si mettano in ordine di priorità». La strada è tracciata. Tra le insidie, ce n’è una in particolare sottolineata dal consigliere di Fratelli d’Italia : il rischio che «dopo le elezioni siciliane del 5 novembre il governo non regga il colpo» e non ci sia «nemmeno il tempo» di aprire la negoziazione sull’autonomia della Lombardia.