Dal sogno di bambina. Alla realtà di scrittrice

La storia di Giuditta Campello, classe 1987, che da anni, si dedica alla scrittura di libri per l’infanzia

C’era una volta una nonna che raccontava alcune storie alla nipotina e la nipotina è diventata, crescendo, una scrittrice di libri per bambini. Questa è la vera storia di Giuditta Campello, che è nata a Tradate nel 1987 ma, da sempre, vive nel suggestivo borgo di Castiglione Olona e, ormai da anni, si dedica con successo alla scrittura di libri per l’infanzia, come “Storie sul cuscino” (Edizioni EL), “La casa misteriosa” (Il Battello a Vapore) e “Tre streghe in città” (Edizioni EL, collana Le Letture, serie verde), “365, una storia al giorno” (Edizioni Einaudi ragazzi) e tra poco pubblicherà “Passi nella notte” (Emme Edizioni).

Mi è sempre piaciuto scrivere, da quando ero piccola. Giocavo con mia sorella e i miei amici a inventare storie e costruire libretti illustrati (li ho ancora). Le mie maestre delle elementari, che fantasticavano tra di loro su cosa avrebbero fatto da grandi gli alunni, avevano immaginato per me un futuro da scrittrice o da illustratrice di libri per bambini perché mi piaceva anche disegnare. Un giorno per caso, inizia l’avventura. «Qualche anno fa,

mentre tornavo dall’università, ho incontrato, in treno, la maestra Fernanda, che mi ha raccontato questa cosa. In quel periodo, tra lo studio e le ricerche per la tesi, avevo lasciato un po’ da parte la passione di scrivere, ma le sue parole, dette probabilmente così, tra una chiacchiera e l’altra, mi erano rimaste in testa». Così, una volta a casa, ha pensato: «è vero, scrivere è la mia passione, potrei provare a farlo davvero». Allora Giuditta ha cominciato a lavorare seriamente alla scrittura per bambini. «Ho letto molti autori, ho riletto i classici della letteratura per l’infanzia, ho “studiato” i cataloghi delle case editrici, ho cercato blog, siti e riviste specializzate, ho partecipato alle fiere. E soprattutto mi sono messa a scrivere con rinnovato impegno».

Da piccola avevo molti bei libri. Ai miei genitori piacevano, per fortuna, e ne compravano tanti. Mia mamma faceva l’insegnante alla scuola materna e spesso sceglieva per me e mia sorella i libri che piacevano di più ai suoi bambini. Mi ricordo che i personaggi che preferivo erano le “Streghe” di Hawkins e gli scheletri (“Giochi d’ossa” di Ahlberg). Alle elementari leggevo molti libri di Dahl, mi piaceva il suo modo di raccontare, ma in generale non avevo autori preferiti, avevo libri preferiti. Uno di questi era “Un colpo di vita” di Ahlberg.

Adoro Piumini: penso che nessuno come lui sappia usare le parole, poi Buzzati, Calvino. Mi piacciono molto gli autori inglesi: Dahl, Ahlberg, Donaldson, che ha scritto il “Gruffalò”. E mi piace Christine Nostlinger. E tanti altri.

Sicuramente osservare e ascoltare i bambini mi dà molti spunti. Ma più spesso per costruire una storia cerco di ricordarmi cosa mi piaceva da piccola. Mi domando: perché mi piaceva quella storia, quel personaggio, quel gioco? Perché mi piaceva quella filastrocca, quella canzoncina? Una volta intuito il motivo, cerco di inventare una storia che sarebbe piaciuta a me da piccola.

All’inizio pensavo che l’emozione più bella l’avrei provata sfogliando i miei libri freschi di stampa. Invece no. È un’emozione travolgente, incredibile, inebriante vedere i bambini attenti, mentre leggo, sapere, attraverso i racconti delle mamme o di loro stessi, che i personaggi delle mie storie rivivono nei loro giochi. Entrare attraverso la lettura nella loro immaginazione è un privilegio a cui non credo che mi abituerò.

Cerco di rendere le mie storie belle da leggere ad alta voce, anche perché scrivo soprattutto per i bambini in età prescolare, quando il momento della lettura è molto importante. È quello che preferisco, ma in un certo senso è anche quello che temo di più, perché è a quel punto che mi accorgo se la storia funziona davvero.

Credo molto nell’importanza della lettura ad alta voce. È un momento speciale, una coccola. Un legame unico si crea tra lettore e ascoltatore e il libro allora sprigiona un certo potere magico affascinando e attraendo chi ascolta. Questo mi sembra un primo ottimo sistema per avvicinare i bambini alla lettura. Poi è necessario scegliere libri di qualità, in cui le storie siano belle, sincere e abbiano lo scopo di divertire, senza mascherare insegnamenti convenienti. E naturalmente per avere intorno lettori piccoli bisogna essere lettori grandi. Per poter trasmettere il piacere della lettura bisogna provarlo. Facciamo un piccolo bilancio: «posso dire che mi sento molto fortunata adesso a poter fare quello che sto facendo: scrivere per i bambini è un’attività meravigliosa. Quando scrivo sento la responsabilità di rivolgermi a lettori (o ascoltatori) attenti ed esigenti. So che non vale ingannarli, quindi cerco di dare il meglio e di scrivere storie che piacciano davvero prima di tutti a me. Altrimenti cancello e ricomincio.