Dalla città alla natura. Tra pace e… asinelli

Samuele Cangi sei anni fa si è trasferito in Martica e ora i suoi ritmi li detta «il mondo»

Vivere “fuori dal mondo” a pochi chilometri dalla città. sei anni fa ha lasciato il lavoro di cuoco per trasferirsi in Martica, tra la Rasa e Bregazzana, dove ha aperto l’azienda agricola Elleboro. Lì quest’anno è nato «Stecca», un asinello che non riusciva a camminare e che Cangi è riuscito a salvare grazie ad un paio di «protesi» artigianali inventate da lui.

«È vero che con la macchina giusta in cinque minuti si raggiunge Sant’Ambrogio, ma in Martica è come essere in montagna – racconta Cangi, orgoglioso della propria scelta di vita – Si è un po’ isolati, ma in piena tranquillità. La giornata trascorre lavorando. C’è molto da fare con le capre, ne ho 33. Bisogna mungerle tutti i giorni per trasformare il latte in formaggio. Di solito sono impegnato tutta la mattina nel caseificio, poi ci sono le consegne da fare e di quelle di solito si occupa mia moglie. Naturalmente, c’è la stalla a cui badare».

I ritmi di vita, rispetto a prima, a quando faceva il cuoco, sono cambiati moltissimo. Ma Cangi non ha alcun ripensamento: «Nelle cucine pativo molto il caldo e ricordo lo stress del momento del servizio, quando bisognava cucinare per tante persone che dovevano pranzare velocemente. Adesso è la natura che detta i tempi. C’è il momento in cui nascono i capretti, quello della mungitura, quello in cui bisogna fare il fieno e preparare l’orto. Oltre alle capre, poi ci sono le manze, gli asini, i conigli e i maiali a cui badare. Nella nostra azienda facciamo un po’ di tutto, ma in piccolo. È una strada che ho scelto per passione, perché mi piace, non certo per diventare ricco».

La soddisfazione più grande è «vedere che i prodotti sono apprezzati perché buoni e genuini» continua Cangi, che spiega: «Il latte viene lavorato subito dopo la mungitura, senza termizzazione (riscaldamento del latte crudo per almeno 15 secondi a una temperatura compresa tra 57 e 68 gradi, ndr), cosa che richiede molto rigore nell’igiene».

E poi c’è la storia di Stecca, un asinello con un problema alle zampe posteriori che neppure il veterinario sapeva come affrontare. Appena nato, l’asinello non riusciva a reggersi in piedi. «Allora ho preso un tubo e l’ho usato come sostegno per le zampe – racconta l’agricoltore – Grazie a questo sistema l’asinello ha cominciato a stare in piedi, fino a zampettare in giro. Adesso sta bene, di quell’esperienza è rimasto solo il nome: stecca».

Anche il nome dell’azienda agricola non è stato scelto a caso. Si chiama «Elleboro» come il fiore selvatico che sboccia alla Rasa sulla costa che guarda il Sacro Monte. Si tratta di un fiore che sboccia ai margini dei boschi collinari, in zone fresche e ombrose, dall’aspetto simile a quello della rosa canina.

«La fioritura dell’elleboro compare tra gennaio e febbraio, quando il sole pallido scalda la terra. E’ il primo fiore dell’anno nuovo e viene chiamato anche la Rosa di Natale».