Dalla Quiete: «Ora vogliamo risposte»

Ieri, 24 giugno, si è svolto il presidio dei lavoratori con Cgil e Cisl

“Basta precarietà, basta silenzio. Noi lavoratori siamo qui perchè vogliamo risposte”. Presidio organizzato da Cgil e Cisl ieri mattina davanti alla clinica La Quiete di Varese: “da mesi non ci stanno pagando gli stipendi”, hanno spiegato sindacalisti e lavoratori. Dipendenti della casa di cura e sindacalisti hanno esposto bandiere e distribuito volantini ai passanti. “Nonostante le rassicurazioni del mese di ottobre che entro tre mesi avrebbero riportato i termini di pagamento alla normalità – si legge – ad oggi non hanno ancora ricevuto la mensilità di aprile e non è dato sapere quando potrebbe essere pagata perché la proprietà non risponde alle sollecitazioni sindacali. La proprietà ha dimostrato un crescente disinteresse per la struttura e le persone che ci lavorano, attraverso un continuo silenzio”. Dopo il fallimento, la clinica fondata nel 1919 è stata affidata al Gruppo Sant’Alessandro, che sta portando avanti le attività.

Tra i lavoratori che ieri hanno preso parte al presidio, una trentina dei dipendenti non in servizio in quel momento “perchè qui parliamo di salute e noi abbiamo rispetto dei pazienti”, c’è chi ha difficoltà a pagare il mutuo, chi ha dovuto rinunciare ai corsi estivi per i figli chi ha difficoltà ad arrivare a fine mese. “Pur avendo svolto il proprio lavoro con passione. Non è giusto – spiegano i dipendenti – non ci pagano,

non ci danno informazioni. Chiediamo che la nostra dignità venga rispettata”. Sul fronte futuro della clinica, se la proprietà un mese fa ha dichiarato di essere al lavoro per individuare la soluzione migliore per garantire i posti di lavoro e il mantenimento dell’eccellenza sul territorio, Sandro Polita – ex proprietario della clinica finita nel fallimento multiplo che ha coinvolto il gruppo Polita stesso – ha precisato che insistono su La Quiete provvedimenti presi dal Tribunale Fallimentare di Varese che impediscono che la situazione si possa risolvere in capo all’attuale proprietà. Provvedimenti già depositati e in fase esecutiva. Su questo punto occorre una sintesi: la società attualmente proprietaria de La Quiete ha acquistato la clinica all’asta.

Ha versato una sorta di “acconto” di 900 mila euro circa. Quindi avrebbe dovuto versare, con scadenze regolari, il resto della cifra stabilita in sede d’asta (si parla di 9 milioni di euro). Questi versamenti non sono avvenuti nei termini stabiliti. Scrive il giudice Miro Santangelo, autore del provvedimento: “non vi sono ragioni per il differimento dell’esecuzione del provvedimento di rilascio dell’immobile”. Di fatto, sancendo lo sfratto nei confronti dell’attuale proprietà senza grossi spiragli d’appello. L’attuale proprietà sta cercando garanzie finanziarie da sottoporre al Tribunale Fallimentare. La speranza di tutti è che l’operazione riesca: salvando così posti di lavoro e un’eccellenza per la città. Il continuo mancato pagamento degli stipendi nel corso degli ultimi mesi non lascia ben sperare. E del resto i provvedimenti presi dal Tribunale fallimentare di Varese sono chiarissimi: non sono state versate le cifre pattuite, ne è mai stato versato al fallimento l’affitto dovuto per la clinica. Lo sfratto è esecutivo e l’ufficiale giudiziario in diverse occasioni ha già bussato alle porte della clinica. La situazione parrebbe di estrema gravità. Per i lavoratori e per la città.