Dalle marachelle all’ardore cristiano, fino ai miracoli e ai suoi “segni”

Il fratello minore dell’onorevole Giuseppe Zamberletti riposa al cimitero del Sacro Monte

Domenichino, fratello minore dell’onorevole , era venuto alla luce al Sacro Monte all’ombra del Santuario il 24 agosto del 1936, ottantun’anni come oggi, in una famiglia di ristoratori che da generazioni si tramandavano il Camponovo. La vita del piccolo organista e capo dei chierichetti di Santa Maria del Monte fu breve, vissuta con la vivacità tipica dell’età infantile – famigerati i racconti delle marachelle ai danni dei chierichetti “foresti”, che una volta ebbe l’ardire di rinchiudere nel campanile – e, nel contempo, della bontà e dell’ardore cristiano. E venne spezzata, a quattordici anni non ancora compiuti, da una gravissima forma di leucemia che lo condusse alla morte il 29 maggio del 1950.

Da allora riposa nel piccolo cimitero di Santa Maria del Monte fra giochini, ex voto, rosari, angioletti deposti sulla sua tomba accanto ai parenti, vegliato fra gli altri da , la grande benefattrice dei bambini.

Sono tante le testimonianze che gli attribuiscono miracoli o segni, e al Sacro Monte la sua presenza è quotidianamente viva nelle parole, nei ricordi, nelle immaginette e nei ciondoli esposti per i pellegrini nella bottega legata al santuario. La causa di beatificazione è, come conferma, tuttora sospesa, ma chi ottenesse grazie per intercessione di Domenichino può, anzi deve darne comunicazione scritta e recapitata al santuario di Santa Maria del Monte o a don Angelo Corno, perché possa riaprirsi il processo con nuovo e probante materiale. Fu proprio il vecchio arciprete a ritrovare il famoso ritratto postumo delle immaginette che recavano la preghiera per ottenere la glorificazione del piccolo organista del Sacro Monte: quello in cui appare nelle vesti di chierichetto. In origine custodito presso il seminario di Masnago, convolato poi in una collezione privata, fosse riportato da don Angelo presso il Santuario.

Anche a chi scrive queste righe Domenichino ha mandato svariati segni, a partire dal 2014, e proprio grazie alle pagine del nostro giornale. Era il 22 agosto, e non avevo ancora trovato la seconda delle due Storie di Varese che sarebbero andate in pagina il 24, allora a cadenza regolare la domenica. Improvvisamente lo sguardo si ferma su un’immaginetta infilata nella vetrina di un mobile: era quella del piccolo Zamberletti. Di lì a scoprire che nasceva il 24 fu un attimo: era la storia che mancava all’appello. Nella chiosa gli affidai i piccoli palestinesi di Gaza a cui il “claun” Marco Rodari stava portando conforto in quei giorni, e che avrei intervistato il giorno successivo: una volta in pagina, di lì a due giorni, dopo mesi e mesi di continuo sangue sui civili, la tregua.