Dalle orfanelle all’apertura ai maschietti. L’affascinante avventura dell’Addolorata

Uno sguardo al passato della scuola che ha lasciato via Luini per sistemarsi alla Righi

– Quella della “Maria Addolorata” è una vicenda emblematica, su cui è giusto meditare a riflettori spenti, affidandosi semplicemente alla storia, mai tirata in causa nelle mille argomentazioni ricamate sugli accadimenti recenti: storia che avrebbe invece meritato da subito di essere protagonista, per comprendere la natura di una scuola spesso chiamata a reinventarsi dalle sue ceneri e a cui si augura di rimanere il più possibile legata alla sua vocazione cristiana di apertura alle novità che la vita immancabilmente ci riserva.

Un caso, quella della primaria afferente all’istituto delle Suore della Riparazione trasferita d’ufficio nei locali della Righi da settembre (per l’impossibilità del Comune di continuare a pagare l’affitto di un edificio non proprio) unico nel suo genere.

Le Suore della Riparazione, vocate alla cura e alla protezione delle orfanelle e delle giovani donne lavoratrici senza alloggio, prendono casa nell’edificio di via Bernardino Luini all’inizio degli anni Cinquanta del secolo scorso: con loro vi si trasferisce la scuola interna elementare femminile, che segue programmi ministeriali e che da subito si appoggia, per gli esami di compimento finale, al II Circolo Didattico di Varese, ossia alla vicina Mazzini, presente nei locali in origine occupati dall’Istituto Tecnico “Daverio” dal 1930. Quei locali erano stati ceduti al Comune nel 1915: si trattava del primigenio Ricovero di Mendicità, risalente al 1886, legato al vicino Ospedale; il primo nucleo dell’attuale casa di riposo “Molina”, trasferita dagli anni Trenta, appunto, in quel di viale Borri.

Nel 1967, esattamente cinquant’anni fa, la scuola dell’Addolorata fu statalizzata e assorbita dal II Circolo Didattico assieme a quella del Collegio Sant’Ambrogio: per entrambe si delineò un futuro di fortunata commistione fra la vocazione religiosa originaria e quella, appunto, delle direttive del Provveditorato. Una situazione eccezionale, che l’Addolorata ha portato avanti fra evoluzioni e difficoltà sino ad oggi: negli anni Settanta le “orfanelle”, che da tutt’Italia si affidavano ai suoi programmi educativi e alle sue cure quotidiane, vengono sostituite da bambine bisognose di essere accudite dall’amore delle suore oltre l’orario scolastico, per ragioni familiari, senza però necessità di residenza.

Negli anni 90, la nuova svolta: a fronte di un esaurirsi della richiesta – nel 1992 si contavano solo tre classi, II, IV e V, per un totale di 36 allieve iscritte – la dirigente della Mazzini Annamaria Gaggini optò coraggiosamente per un’operazione di salvataggio aprendo le iscrizioni per l’anno successivo anche ai maschietti: i numeri tornarono in salita e l’Addolorata avrebbe vinto la sua battaglia.

A settembre 94 allievi faranno il loro ingresso nella nuova ala della “Righi”, da venerdì mattina in ristrutturazione (ma diciamo Mazzini, visto che l’edificio è unico). Se ne sono persi venti dal precedente anno scolastico ma le cinque classi, dalla prima alla quinta, sono assicurate: ben altri sono stati i numeri a rischio chiusura, nei tempi passati. Quelle quattro grandi aule dai finestroni ampi, paternamente “vegliate” dallo sguardo del campanile del Bernascone, e le altre due che danno sul cortile interno di via Como, hanno una storia tutta da scoprire e da sedimentare con la linfa nuova in arrivo. Una cappelletta con l’Addolorata potrebbe trovare casa nel bel cortile condiviso con la Mazzini, da sempre sorella: le lezioni iniziano proprio nei giorni della festa. E la suorine potrebbero venire ad inaugurarla in segno di continuità con le origini.