«Dolci e cultura: la ricetta giusta»

L’intervista - Angela Zamberletti è un’istituzione e il suo locale ha segnato la storia della vita mondana della città

– Una predisposizione naturale al contatto con le persone, sempre al lavoro per stupire i varesini con le sue prelibatezze, e un’attenzione particolare al movimento culturale cittadino. Angela Zamberletti è un’istituzione in città e con il suo Caffè ha fatto la storia della vita mondana varesina, da quando le donne nei Caffè non entravano, fino all’organizzazione di eventi culturali tra i tavolini della pasticceria.
Ne abbiamo fatte tante. Quando mio padre aprì la pasticceria in corso Matteotti segnò

veramente un passaggio epocale per i varesini. Non che prima non ci fossero Caffè a Varese, anzi in corso Matteotti ce n’erano quattro o cinque e si ritrovavano gli uomini per giocare a carte e a biliardo, ma questo era diverso. Nella scelta dell’arredamento, nella presentazione dei prodotti e nel clima che si respirava. Una volta i Caffè erano luoghi riservati agli uomini, non perché le donne non potessero entrare, ma perché non si usava. Qui invece anche le signore hanno trovato casa. Venivano mentre i mariti erano al lavoro, dopo la spesa, per chiacchierare davanti ad una tazza di the e a una pasta. Ed è ancora così.
Anche questo passaggio è, se vogliamo, storico. C’era proprio l’esigenza di un posto, nel centro città, in cui poter organizzare eventi culturali. Un luogo in cui discutere di temi importanti, ma in un contesto informale, che stimolasse il dibattito e a cui tutti potessero partecipare. Quando mi hanno proposto di ospitare qui i primi incontri culturali ho accettato ed è stato un successo. Per dieci anni il dottor Belli ha tenuto i suoi “Caffè della Cultura”, poi c’è stato Mauro Della Porta Raffo, che ormai qui è di casa, e anche le associazioni, come Fidapa, hanno scelto il Caffè Zamberletti per i loro eventi. E non ci fermiamo. Anche l’anno prossimo proporremo un calendario ricco di iniziative, perché c’è tantissima richiesta. Quando non espongo le locandine di un evento, che tengo poi gelosamente custodite per ricordo, le persone entrano apposta per chiedermi se c’è in programma qualcosa.
E di personaggi ne sono passati tantissimi di qui. Chi appartenente al mondo della cultura, chi della politica, dell’arte e dell’economia. Adesso ricordarli tutti è impossibile. Comunque si, abbiamo veramente ospitato tantissimi illustri. Solo per citarne alcuni, è stato qui lo scrittore Gianrico Carofilio, Rino Camilleri, ma anche Iva Zanicchi e Milva. Dalla cultura, allo spettacolo senza tralasciare tutto quello che c’è in mezzo.

Prima era tutto diverso. Il corso era il centro della vita cittadina e ci si conosceva tutti. Oggi non è più tanto così, ma non vuol dire che sia meglio o peggio.

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Io sono nata in un panettone. Sono nata in pasticceria, nel laboratorio di via Como, ed è quindi stato naturale proseguire su questa strada. Devo dire però che è un lavoro che mi piace tanto. Non è adatto a tutti, perché ci vuole una predisposizione naturale, non è facile stare a contatto con le persone tutto il giorno. Io però ce l’avevo nel sangue. Anche adesso il mio lavoro mi fa compagnia e mi è stato utile per andare avanti in tanti momenti difficili della mia vita.Credo che per ogni donna il lavoro sia importante, nella misura in cui fa ciò che le piace naturalmente, e con il passare del tempo lo è sempre di più.