«È stato come entrare nel Titanic»

Il Grand Hotel - Sopralluogo ingegneristico nell’albergo: «Grande emozione. Stabile davvero all’avanguardia»

– «Il Grand Hotel del Campo dei Fiori, a livello strutturale, non è malandato come si potrebbe pensare». Questa è la conclusione a cui è giunto un team di giovani laureati in ingegneria con correlatore Riccardo Aceti, ingegnere varesino docente del Politecnico. I due ragazzi – che si chiamano Alice Di Simone e Michele Monhurel – hanno applicato la loro tesi di laurea al «caso Grand Hotel». L’indagine degli ingegneri ha preso spunto da quella di Cristina Monesi e Marco Colnago,

i due giovani architetti che hanno portato la riqualificazione dell’hotel del Campo dei Fiori come tesi di laurea specialistica al Politecnico.
Il nuovo studio – realizzato dei neo ingegneri come esercitazione – come si diceva all’inizio, ha svelato che la struttura dell’hotel è meno ammalorata rispetto all’ipotesi di partenza. «Si tratta di un hotel dismesso dal 1968 e che, in tutti questi anni, è stato utilizzato solo come base di appoggio per i ripetitori. Sarebbe stato normale aspettarsi uno stato di decadimento avanzato – spiega Aceti – Visto che le cose non stanno così, tutto lascia pensare che l’immobile sia stato costruito molto bene, addirittura all’avanguardia per quei tempi. Del resto, il Monitore Tecnico, già a suo tempo, ne riportò le caratteristiche positive».

Il materiale di partenza è stato fornito dai due giovani architetti che si sono resi disponibili per spiegare il loro progetto. Gli ingegneri, successivamente, hanno svolto un sopralluogo per rendersi conto dello stato conservativo delle strutture. I ragazzi hanno potuto anche introdursi all’interno dell’hotel.
«È stato come entrare nel Titanic – è il racconto di Alice – Abbiamo visto la disposizione degli ambienti e monitorato lo stato attuale. Nella nostra tesi di laurea io e Michele ci siamo concentrati sui possibili dissesti, sia a livello di cedimenti, che di fessurazioni della muratura. Abbiamo cercato di ricondurre i nostri studi al Grand Hotel. Le nostre conclusioni sono state che la struttura di per sé, a livello globale, non presenta particolari dissesti perché il volume portante è ancora integro. Gli interventi che si dovrebbero fare riguardano fenomeni degenerativi localizzati. Per esempio, abbiamo riscontrato fessurazioni sulla facciata e il degrado degli intonaci. Un altro punto critico è la balconata della sala da ballo, che presenta un segno di dissesto localizzato».

«Un’indagine visiva è sufficiente per capire a livello generale lo stato dell’edificio – continua il giovane ingegnere – Poi l’argomento dovrà essere approfondito con indagini strumentali. Essendo l’hotel un patrimonio storico, è bene predisporre delle indagini che intacchino il meno possibile le murature».
Aceti sottolinea il clima in cui si è svolto questo progetto: «ho visto molto entusiasmo e compartecipazione tra ragazzi che, per formazione universitaria, approfondiscono aspetti diversi di un edificio. Mi è piaciuto vedere il clima di condivisione, di aiuto reciproco e l’assenza di rivalità. I giovani professionisti, tutti residenti sul territorio, a titolo totalmente gratuito, hanno voluto mettersi a disposizione di un edificio privato, ma di grande interesse pubblico, dal momento che la struttura è stata progettata nel lontano 1908 dall’architetto Giuseppe Sommaruga ed è uno splendido esempio di architettura strutturale del Liberty. Insomma, un bell’esempio di sinergia tra giovani nell’interesse del patrimonio architettonico e culturale della nostra città».