Ecco la Varese che sa fare cultura. Peccato venga prontamente snobbata

Il commento di Marco Tavazzi sulla cultura a Varese

Signore e signori, la cultura è servita.

È svilente detto così? Forse un tantinello brutale, un modo colloquiale da avanspettacolo per attirare l’attenzione. Ma è questo il punto. Attirare l’attenzione.

Delle persone non tanto, perché chi vuole cultura, la cerca e sa dove trovarla. Forse delle istituzioni e della politica, che spesso si riempiono la bocca di tanti buoni propositi, e poi concludono poco?

Può darsi. A voi l’ardua sentenza, leggendo queste brevi righe.

Nelle quali non c’è molto da aggiungere rispetto al programma del VareseFestival e ai numerosi eventi, e alla costante opera di ricerca e diffusione di cultura e conoscenza, che sono lo scopo per cui è nata “La Varese Nascosta”.

Oggi Varese ha un festival che vuole caratterizzare la città, portare nomi di altissimi livello (e li porta), e può veramente accendere i riflettori nazionali su quella che è sempre stata considerata la “cenerentola” di Varese.

Purtroppo, non è stato un percorso facile. In questo caso, possiamo dirlo tranquillamente avendo la coscienza pulita, il festival ha cercato fin dall’inizio di avere una collaborazione con le istituzioni comunali, nella logica del creare sinergia, del coinvolgere la cosa pubblica.

Fare cultura significa diffondere e condividere, non coltivare il proprio orticello. Anche se quest’ultima azione è tra le più diffuse, purtroppo, nel mondo di cui stiamo parlando. Pazienza.

Ce ne faremo una ragione. E l’associazione promotrice del festival si è fatta una ragione del mancato “punto d’incontro” con il Comune per poter avere la sua collaborazione per questa grande kermesse. Non compete a noi entrare nel dettaglio della questione.

Rimane tuttavia una certa amarezza in bocca nel vedere come iniziative che nascono, diciamo, “dal basso”, come si usa dire per intendere la società civile, anche se gli obiettivi e le qualità che già contraddistinguono i promotori sono molto elevate, finiscano per essere o ignorate a priori, oppure “snobbate” con una modalità tale per cui inizialmente si finge interesse, poi si prende tempo, si prende sempre più tempo. E così via. Il punto d’incontro non arriva mai. La politica è politica. Ma la cultura, quella, va avanti.